Friend Request – La morte ha il tuo profilo è un film diretto da Simon Verhoeven e interpretato da Alycia Debnam-Carey, William Moseley, Connor Paolo e Brit Morgan, e si propone di affrontare in chiave horror i problemi legati alle insidie che si celano su internet e, più specificatamente, all’interno dei social network, Facebook in primis. Ecco, quindi, la recensione in anteprima del film.
La trama
Laura è una studentessa di psicologia con una vita perfetta, ha degli amici che le vogliono bene, un fidanzato che la ama ed è molto popolare anche sui social network che lei frequenta assiduamente. Un giorno, su Facebook, accetta l’amicizia di Marina, una ragazza sola e senza amici che, probabilmente, vede in Laura una ragazza con cui poter instaurare un rapporto di amicizia. Dopo un continuo assillamento, Laura elimina l’amicizia di Marina su Facebook e, dopo averla affrontata di petto, Marina si suicida filmando l’accaduto tramite webcam.
Nonostante la morte della ragazza, sul profilo di Laura compare, oltre al video del suicidio, altri video inquietanti che gettano una cattiva luce su Laura la quale, a mano a mano, perde la popolarità, ma non solo; i suoi amici moriranno uno a uno coi profili social posseduti dallo spirito malvagio di Marina, con lo scopo di farla rimanere sola per sempre.
Il film
L’horror ai tempi dei social network. La paura deriva da internet e le insidie che esso nasconde, emblematizzate da uno spirito malvagio che deriva da certi rituali antichi ed esoterici messi in atto dalle streghe. Non ci sarebbe niente di male in tutto ciò, ma il film ha un torto non da poco: arrivare dopo Unfriended che già aveva usufruito della componente horror per affrontare i problemi connessi a internet e al mondo dei social network. Se, però, Unfriended attuava uno stile found footage e gli eventi narrati venivano visualizzati esclusivamente attraverso le videochat dei protagonisti, Friend Request opta per una messa in scena più tradizionale senza rinunciare a citazioni, volontarie e non, che nella maggior parte dei casi risultano fuori luogo.
Così, oltre a Unfriended, emergono elementi presi da Oculus (per la presenza dei black mirror) e addirittura da The Ring; se quest’ultimo fosse stato girato oggi probabilmente sarebbe stato realizzato in un modo non dissimile a Friend Request, ma questo non deve essere per forza un pregio. Gli stilemi dell’horror ci sono tutti, a cominciare dalla componente sovrannaturale, ma proprio questa è il punto debole del film: se il personaggio di Marina fosse stato trattato in modo concreto, cioè senza tirare in ballo spiriti e presenze oscure, il film avrebbe perso la componente orrorifica in senso stretto, ma sarebbe potuto diventare un discreto thriller psicologico, aumentando così la dose di realismo che il soggetto poteva prevedere.
Scegliendo l’altra strada, affonda in tutti i clichè a cui l’horror degli ultimi tempi ci ha abituato: impennate improvvise della colonna sonora, scene buie tra vedo/non vedo, omicidi e suicidi splatter. Gli spaventi (non troppi per la verità) arrivano, anche se per reazione pavloviana, e alcune scene sono girate discretamente; ma il tutto si riduce a un pretesto per mettere in scena attori mediocri (bei visini che risultano poco credibili) e una regia allo stato brado che inanella una serie di morti che possono piacere ai fan più irriducibili, ma che non dicono nè mostrano nulla di nuovo. L’horror social è al passo coi tempi e il problema, forse, è proprio questo.
Voto: 5
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