[Recensione] Assassin’s Creed, dal grande schermo una coltellata letale alla serie videoludica
Chiunque negli ultimi dieci anni abbia mai preso in mano il joystick di una console o la tastiera di un computer ha sentito parlare della saga di Assassin’s Creed, uno dei franchise videoludici più riusciti di tutti i tempi. In un’epoca nella quale non sono più i film a dare idee per i videogiochi, ma il contrario, lo sbarco degli Assassini e del loro Credo sul grande schermo era una svolta naturale e attesissima da milioni di fans.
TRAMA
Da piccolo Callum Linch ha visto suo padre, membro del Credo degli Assassini, uccidere sua mamma. A seguito dell’evento è diventato un criminale ed è finito nel braccio nella morte. Poco prima dell’esecuzione la compagnia Abstergo, moderna incarnazione del misterioso Ordine dei Templari, lo salva e lo porta in una base segreta, affidandogli un compito fondamentale: recuperare la Mela dell’Eden, strumento che permetterebbe ai Templari di sconfiggere per sempre i loro acerrimi nemici, gli Assassini e controllare le sorti dell’umanità. Attraverso un macchinario, detto Animus, Linch viene proiettato indietro nel tempo, nella Siviglia araba del 1492 e veste i panni di un suo antenato, anch’esso assassino, Aguilar de Nehra. Ma cosa deciderà Linch? Tradirà il Credo degli Assassini e consegnerà la mela ai Templari, o si ribellerà all’Ordine?
La RECENSIONE
Le cose sono state fatte in grande: 125 milioni di dollari di budget e un cast stellare con Michael Fassbender nei panni dell’Assassino Callum Lynch, Jeremy Irons come perfido capo dei templari e la splendida Marion Cotillard come dottoressa e degli animus. Dietro la macchina da presa Justin Kurzel, giovane regista australiano, molto apprezzato dalla critica per Machbet. Purtroppo, diciamolo subito, tanti soldi e molti bravissimi attori non sono bastati, affatto. Anzi, sempre per essere chiari, dobbiamo dire che questo film è un vero disastro.
L’inizio non ha alcun senso. E’ quasi del tutto scollegato dalla trama e ambientato in una location messicana, che, ancor di più, non c’entra assolutamente nulla con il resto del film. Il resto della trama, peggio mi sento, è afflitto da una povertà e un pressappochismo imbarazzanti. Uno dei punti forti dei giochi della serie Assassin’s Creed è rappresentato proprio dalle vicende interessanti e profonde dei vari protagonisti. Invece nel film la storia rasenta il ridicolo e riesce nella quasi impossibile impresa di far sembrare dei dilettanti attori pluripremiati e talentusissimi.
Michael Fassbender è un grande interprete, lo ha dimostrato in molteplici occasioni, ma qui è costretto a recitare i panni di un personaggio banale, superficiale, senza spessore, che non fa altro che dimenarsi e dare coltellate a tutti. Jeremy Irons, incredibile a dirlo, è ancora peggio. Uno dei “cattivi” più anonimi degli ultimi anni, non trasmette nulla, non ha niente da dire. Un cadavere praticamente.
Il principale tallone d’achille dei videogiochi di Assassin’s Creed è sempre stato il sistema di combattimento piuttosto monotono e ripetitivo. Ebbene, incredibile a dirsi, il film è anche peggio. Si tenta di riempire il vuoto cosmico della trama con continue coltellate, lamate e scazzottate che dopo cinque minuti iniziano a sembrare sempre, sinistramente, uguali le une alle altre. In questo senso la scelta di mostrare Michael Fassbender con la doppia immagine di lui nel tempo passato, vestito da assassino e sempre lui, nel tempo presente, che replica gli stessi movimenti in canotta, attaccato al macchinario, fa sembrare il povero attore irlandese più una versione ridicola di Yuri Chechi che un pericoloso assassino.
Dulcis in fundo (si fa per dire) dobbiamo constatare anche la distruzione di un altro fortissimo punto di forza della serie Assassin’s Creed e cioè le meravigliose ambientazioni. Dalla Firenze rinascimentale, ai Caraibi in Età Coloniale, passando per la Londra Vittoriana, i programmatori del videogioco hanno sempre regalato agli appassionati scorci fantastici. Qui nel film, invece, nonostante il budget mostruoso, gli scenografi ci hanno lasciato un’anonima copia, in gran parte computerizzata, della Siviglia durante la Reconquista cristiana della Spagna che non trasmette nulla allo spetattore. Un disastro, oltre che un vero peccato.
In Sintesi: ASSASSIN’S CREED E’ RIUSCITO NELLA DIFFICILE IMPRESA DI NON PORTARE SUL GRANDE SCHERMO TUTTI I NOTEVOLI PREGI DELL’OMONIMA SAGA DI VIDEOGIOCHI, MA DI REPLICARE ALLA PERFEZIONE TUTTI I DIFETTI DELLA STESSA. GLI APPASSIONATI DELLA SERIE RABBRIVIDIRANNO, TUTTI GLI ALTRI, ONESTAMENTE, NON HANNO MOTIVO DI PAGARE IL BIGLIETTO PER VEDERE QUESTA MONDEZZA.
Il Verdetto: 3
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