[Recensione] Doctor Strange, di Scott Derrickson – Il film Marvel con Benedict Cumberbatch
Doctor Strange è il film diretto da Scott Derrickson facente parte della Fase Tre del Marvel Cinematic Universe iniziata con Captain America: Civil War. Il cast comprende Benedict Cumberbatch, Rachel McAdams, Tilda Swinton, Mads Mikkelsen e Chiwetel Ejiofor.
La trama
Stephen Strange è un rinomato quanto arrogante neurochirurgo che fa affidamento sulla propria mente brillante per svolgere il proprio lavoro e salvare vite umane. Una notte, durante un tragitto, la macchina di Strange sbanda e precipita giù per un dirupo. Al suo risveglio, il celebre medico si rende conto di non poter più usare le mani, mettendo così fine alla sua carriera.
Dopo aver sperperato la quasi totalità del suo denaro, Strange viene a conoscenza, tramite un paraplegico che è miracolosamente tornato a camminare, di Kamar-Taj, una città in Nepal dove risiede l’Antico. Recatosi sul luogo, Strange inizia un percorso spirituale che lo porta ad avere la padronanza delle arti mistiche per guarire le ferite, ma apprende inoltre della presenza della Dimensione Oscura e di Kaecilius, un vecchio discepolo dell’Antico, che ha intenzione di assogettare la Terra a Dormammu, un essere malvagio e mistico.
Il film
Con la Fase Tre entrata a pieno regime dopo gli eventi narrati in Captain America: Civil War, il Marvel Cinematic Universe compie un radicale cambio di rotta rispetto ai precedenti capitoli. La regia di Scott Derrickson (anche sceneggiatore insieme a C. Robert Cargill), da sempre abituato al genere horror, conferisce a questo cinefumetto un’aura più adulta e meno caciarona, con un’attenzione particolare all’aspetto interiore dei personaggi.
Stephen Strange diventa una figura superomistica dopo essere stato un eccellente neurochirurgo che ha fatto dei suoi studi, della razionalità e della scienza la vera ragione di vita. Grazie all’Antico, egli viene avvicinato alla filosofia e alla spiritualità orientale che gli consentono di diventare una sorta di supereroe in grado di padroneggiare il Multiverso e la dimensione spazio-temporale.
E sono proprio questi gli aspetti più affascinanti del film, assurgendo a una dimensione introspettiva e al contempo filosofico-esistenziale e con alcune citazioni (da 2001: Odissea nello spazio a Inception, passando per Matrix) che vengono rielaborate senza la pedanteria citazionistica e cinefila, ma solo ed esclusivamente con lo scopo di coinvolgere lo spettatore e portarlo in un universo (o multiverso) in cui la realtà viene soggiogata alle volontà di chi vi partecipa attivamente; gli effetti speciali, in questo caso, meravigliano e lasciano esterrefatti (e anche un po’ intontiti a dirla tutta), ma senza ricorrere alla distruzione forzata di intere città o paesi e, anzi, con un occhio particolare alla manipolazione temporale che può salvare milioni di vite o distruggerne altrettante.
Facendo così, alcune scene lasciano veramente il segno, come tutte quelle in cui viene visualizzata la Dimensione Specchio (in cui fa capolino anche un omaggio all’arte di Escher) e nelle quali Doctor Strange e Kaecilius si rincorrono sugli edifici che si ribaltano. Certo, certi dialoghi tra Strange e l’Antico sono un po’ ostici e difficili da seguire, con il rischio di far perdere il filo allo spettatore tra un effetto visivo e l’altro, ma sono nel bene e nel male funzionali al racconto e alla costruzione del personaggio e dell’ambiente in cui si muove.
A completare il tutto, c’è l’interpretazione di Cumberbatch, a sua agio nel vestire i panni di un personaggio all’inizio non particolarmente simpatico e con qualche analogia nel carattere arrogante e saccente di Tony Stark, alias Iron Man; l’attore conferisce tutta l’umanità e la disperazione conseguenti alla perdita di ciò che era di più caro al personaggio, ovvero le mani, ma riesce a essere credibile anche nel suo percorso di ricerca interiore. Ma una menzione speciale occorre farla per Tilda Swinton, vittima di sterili polemiche, incredibile nella sua performance ieratica dell’Antico.
Attenzione alla scena dopo i titoli di coda.
Voto: 8
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