Taormina 62 – La recensione in anteprima di Alla Ricerca di Dory
Zitto e nuota, nuota e nuota per un anno e Dory, stonata come una campana, che dimentica tutto continuamente per la sua perdita di memoria a breve termine, si ricorda di avere dei genitori. Inizia quindi un racconto annodato a continui flashback sulla ricerca iniziale non di Dory, ma dei genitori del povero pesce chirurgo. Si scopre che da piccola che la risacca – veloce come un fulmine – l’ha portata via dal nido di famiglia, di genitori con la pelata, che mettono conchiglie per far trovare la strada di casa.
Per Nettuno! Cambiano le vicende e passano i mesi, ma un nuovo luogo di segregazione ci lascia sorpresi. P Sherman, 42 Wallaby Way, Sydney adesso è un Parco oceanografico, dove curano e riabilitano i pesci. Ma li tengono in quarantena. Così sottratta sarà la povera figlia blu e gialla da una barca di ricercatori del Parco oceanografico in California, un mondo sconosciuto che recupera i pesci danneggiati. Un centro di riabilitazione per la popolazione marina. Luogo in cui Marlin e Nemo ci fanno scoprire, nella ricerca della migliore amica di famiglia, esilaranti personaggi come i due leoni di mare spalmati sullo scoglio che non vogliono rotte le palle da Gerard, il terzo: quello scemo. Convinceranno loro quella che dovrebbe essere un’anatra, Rebecca, detta Becky, che fa da taxi volante ai piccoli pesciolini per farli arrivare dove devono.
La prima parte del film possiede dei piacevoli intervalli da musical d’animazione che divertono. Le aquile di mare amiche di Ray il maestro, che stornellano tutti insieme migrando.
Dory si ritrova con Destiny, squalo balena d’infanzia riscoperta, che con un occhio da una parte e uno dall’altra non vede bene, è miope la signorina. Chiusa in una piscina, dimostrerà coraggio nell’avventura marina. Accompagnata da Bailey, un beluga, tondo e bello, depresso perché è convinto che non gli funzioni l’ecolocalizzatore; mezzo che in seguito servirà sia al regista che al personaggio per far capire bene la vicenda. E anche Hank, un polpo sbilenco, mimetizzatore da strapazzo, finto cattivo, che nella vasca tattile del Parco oceanografico se la farà letteralmente sotto dalla paura. Il polpo vuole a tutti costi il cartellino di Dory perchè il suo obiettivo è scappare a Cleveland.
E quello che parlava Dory era davvero il balenese, anche se non ci credeva Marlin al suo paese.
La famiglia continua a essere l’elemento su cui gira tutto. Quella di pesci pagliaccio dopo un anno, senza madre, legati da un sentimento vivissimo tra padre e figlio e poi quella che aspetterà una figlia che pur non avendo memoria “i genitori si ricorda”.
Si affronta una delle paure più grandi dei bambini: non ritrovare il papà e la mamma. Come quando al centro commerciale fai annunciare il tuo nome, quasi in lacrime, pensando solo che i tuoi genitori o sono scappati o sono morti: in realtà sono solo al reparto abbigliamento. Dory inizierà una ricerca estenuante, dinamica come un videogioco, nella quale incontrerà pesci colorati e dall’Oceano blu recuperati. Si concluderà, dopo la forzatura del polpo che ruba e guida un camion contromano, con una meravigliosa “What a Wonderful World” del maestro Luis Armstrong che va a braccetto con uno slow motion, in cui i segregati nelle vasche del camion, Hank, il polpo guidatore e Dory, che fa da navigatore, torneranno in fondo al mar.
Per tutte le trote del mondo: Alla ricerca di Dory è un grande lavoro per una sempre più grande eccellenza Disney Pixar, che dal premio Oscar 2001 per Alla ricerca di Nemo, vanta colori e immagini superiori. Tecnicamente sempre più nel dettaglio: si cerca la minuzia, si cerca il plancton. Da starci male se pensi come è ben creato un film d’animazione del genere. Ma uno spin-off rimane, che ti piace perché sei rimasto legato, come fossero degli amici che vai a trovare in fondo al mare, a Marlin, Nemo e Dory, disperati ma felici. E rivederli in azione ti darà una grande emozione!
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