[The Best of 2016] Un anno di cinema italiano tra successi e qualche delusione
Un altro anno è (quasi) passato, diamo dunque uno sguardo a quelli che sono stati i film italiani che hanno contrassegnato il 2016, attirando, chi più chi meno, il pubblico nelle sale cercando di coniugare tradizione e innovazione, qualità e intrattenimento.
Presentato in anteprima a Cannes, dove ha ricevuto un’accoglienza trionfale, La pazza gioia di Paolo Virzì si è rivelato essere un perfetto connubio tra commedia e dramma, nel pieno rispetto della poetica del regista livornese. La storia di Beatrice Morandini Valmarana, nobildonna decaduta, e di Donatella Morelli, ragazza fragile, ha centrato il bersaglio ed è riuscita a far sorridere e a far commuovere gli spettatori senza ricatti emotivi e senza sentimentalismi, ma con una forza e una pietas davvero impressionanti. Qui la nostra recensione.
All’inizio si pensava fosse un azzardo quasi impossibile da realizzare, eppure Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti si è dimostrato un riuscito prodotto d’intrattenimento al di fuori dei soliti canoni a cui il nostro cinema ci aveva (e ci ha) abituato. La strada percorsa è quella dei cinecomic americani, ma con un tocco di realismo che solo una città come Roma sa dare. Forse inaspettatamente, il film ha trionfato non solo al box office, ma anche ai David di Donatello portandosi a casa otto statuette. Forse troppe, ma segno che i tempi stanno cambiando. Qui la nostra recensione.
A proposito di genere inusuali nel nostro cinema, occorre menzionare anche Veloce come il vento di Matteo Rovere, il film ambientato nel mondo delle corse automobilistiche. Certo, l’interpretazione mastodontica di Stefano Accorsi cattura su di se l’attenzione, ma la voglia di cambiare registro rispetto al passato (pur guardandolo con rispetto) si sente ed è vigorosa. Un cinema giovane, ma non giovanile che non teme l’azzardo. Qui la nostra recensione.
Nonostante sia stato scartato dalla cinquina finale nella categoria di miglior film straniero agli Oscar (ma resta ancora quella per il miglior documentario), Fuocoammare di Gianfranco Rosi ha portato il documentario, e con esso il cinema italiano tout court, alla corte di Berlino dove ha vinto l’Orso d’Oro, oltre che agli European Film Awards dove è stato riconosciuto come miglior documentario. Un film attuale e necessario, che descrive senza retorica, ma con una potenza poetica strabiliante, le tragedie dei migranti nei nostri mari.
Giù le maschere. Il vero trionfatore del cinema italiano del 2016 è Perfetti sconosciuti, la commedia di Paolo Genovese che per merito di una sceneggiatura brillante e di ferro e di un nutrito e affiatato cast, ha riscosso un’accoglienza trionfale al botteghino e ha vinto il David di Donatello come miglior film. Non solo: il film ha vinto anche il premio per la miglior sceneggiatura al Tribeca Film Festival ed è stato anche esportato in molti paesi al di qua e al di là dell’oceano e si prepara ad avere almeno un remake. La commedia trionfa, nel bene e nel male. Qui la nostra recensione.
Le note dolenti sono essenzialmente due. Questi giorni (qui la nostra recensione) e Piuma, entrambi in concorso a Venezia, non sono riusciti là dove invece i film sopra descritti hanno invece trionfato: coniugare l’intenzionalità autoriale con l’intrattenimento e le esigenze del botteghino. La critica li ha bocciati quasi all’unanimità e il pubblico si è dimostrato restio a dargli una possibilità.
Ecco, questo è il riassunto (a maglie piuttosto larghe, sia chiaro) di un anno di cinema italiano che sta volgendo al termine. Ma il nostro cinema si può riassumere anche con l’immagine che abbiamo scelto di inserire, ovvero quella delle due protagoniste di La pazza gioia a bordo di una macchina d’epoca: ecco, loro rappresentano il nostro cinema, che guarda indietro, cioè al passato, ma che va avanti, verso il futuro; un futuro tutto da scoprire.
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