22 luglio, la recensione del film Netflix sugli attentati in Norvegia
E’ disponibile dal 10 ottobre su Netflix il film 22 luglio, diretto e scritto la regista Paul Greengrass, noto per la trilogia di Jason Bourne.
22 luglio parla dei terribili attentati avvenuti ad Oslo, in Norvegia, nel medesimo giorno del 2011, quando l’estremista di destra Anders Behring Breivik uccise settantasette persone.
Il 22 luglio 2011 Breivik, dopo una pianificazione durata mesi e sfuggita all’intelligence norvegese, scatena la sua furia omicida con un doppio attentato terroristico. Prima fa saltare un’autobomba davanti al palazzo presidenziale di Oslo, causando la morte 8 persone e poi, travestito da poliziotto, si reca sulla vicina isoletta di Utoja e uccide 69 persone, quasi tutti giovani. L’obiettivo della sua lucida follia era quello di “eliminare il multiculturalismo e l’islam dalla Norvegia”.
La Recensione
Non è certo la prima volta che si verifica la trasposizione cinematografica di un attentato terroristico realmente avvenuto. L’11 Settembre ne conta a decine e anche in Italia abbiamo esempi analoghi con la vicenda di Aldo Moro La particolarità di 22 luglio, tratto dal romanzo One of Us di Asne Seierstad, sta nell’enfatizzare non tanto la carneficina in se stessa, ma nel concentrarsi sulle conseguenze della strage, soprattutto dalla prospettiva delle vittime.
Nelle oltre due ore e mezza di proiezione 22 luglio dedica solo i primi trenta minuti agli attentati terroristici, evitando di spettacolarizzarli più di tanto, di aggiungere inutile sangue ad una vicenda giù di per se stessa incredibilmente drammatica. Neanche la personalità del folle Breivik, interpretato da Anders Danielsen Lie, è scavata così a fondo come nei tipici psycodrama all’americana. A tal proposito vogliamo segnalarvi la nostra recensione di Manhunt: Unabomber, la serie tv proposta sempre da Netflix nei mesi scorsi sul proprio catalogo.
Il vero protagonista di 22 luglio non è l’attentatore ma la vittima, il giovane Viljar, rimasto gravemente ferito dai proiettili sparati da Breivik e alle prese con una convalescenza fisicamente e ancor più emotivamente difficilissima. Rimanere vittime di una tragedia di questa portata, vedere morire i propri amici e familiari senza una ragione può lasciare tracce profonde per il resto della vita e in questo il film riesce a trasmettere molto bene il messaggio allo spettatore.
Interessante anche la prospettiva dell’avvocato che, chiamato dallo stesso Breivik, si è trovato a rappresentare legalmente l’attentatore. Nei moderni ordinamenti tutti, anche i peggiori mostri hanno il diritto ad un legale e l’attore norvegse Jon Oigarden è stato bravo a trasmettere il dilemma morale di chi si trova a difendere l’indifendibile.
Forse si sarebbe potuto esplorare un po’ più a fondo l’aspetto socio-politico della vicenda, andando a scavare nelle contraddizioni della società norvegese, ma questa piccola pecca non leva nulla ad un film solido, toccante senza essere melodrammatico e capace di far riflettere. Consigliato.
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