35TFF – La recensione di La ballata di Stroszek, il film di Werner Herzog
Nel primo giorno del Torino Film Festival 2017 abbiamo rivisto il capolavoro di Werner Herzog dal titolo La Ballata di Stroszek, girato e rilasciato nel 1977.
Nel cast Bruno S, Eva Mattes (unica attrice professionista del film) e Clemens Scheitz. Il film è inserito in Amerikana, la sezione curata dalla regista Asia Argento.
La storia di un ingenuo drop out, Bruno Stroszek, e della prostituta Eva, che lasciano la Germania per l’America. Nonostante il miraggio di una vita migliore, le cose andranno di male in peggio. Implacabile analisi del processo di espulsione della diversità, che insieme radiografa l’essenza della provincia americana, torpida e respingente.
Il film di Herzog è costruito totalmente sul viso e la fisicità particolare del protagonista Bruno S., non attore figlio di una prostituta, in parte sordo e a lungo rinchiuso in un istituto psichiatrico e deve a lui buona parte del successo dell’opera. Bruno è totalmente eccezionale, sempre un pelo fuori sincrono rispetto al resto del mondo, con un viso interessantissimo ed espressivo ed Herzog se ne prende cura e lo culla con la macchina da presa.
Il film è diviso in due parti ben distinte, una europea e una americana e ha il tono della parabola, in cui probabilmente non è tutto oro quello che luccica. Dietro un messaggio così semplicistico, però, c’è l’occhio furente di Werner Herzog che ci conduce nel brutto di entrambi i lati dell’oceano. La regia è perfetta, la macchina da presa è ruvida e la vita è dura.
Ricco di scene indelebili, come la suonata nel cortile o la fine del protagonista nel luna-park, il film tocca il suo apice nei minuti finali con gli animali che copiano grottescamente gli atteggiamenti umani.
La pellicola appare un po’ invecchiata ma mantiene il suo vigore, a qualcuno potrebbe far sorridere il suo aspetto così smaccatamente parabolistico, ma quante volte ci siamo resi conto che anche la vita è proprio così?
Ecco il trailer.
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