All’interno della retrospettiva dedicata a Powell e Pressburger di Torino Film Festival numero 36 abbiamo visto I Racconti di Hoffmann. Questa è la recensione.
Tratto da Les contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach, il film racconta dell’amore del poeta Hoffmann nei confronti della ballerina Stella e della storia dei suoi amori passati.
Parigi, Venezia e un’isola greca sconosciuta sono i set del film di Powell e Pressburger, ma i posti sono re-immaginati in studio con colori vividi e intensi per una rilettura personale dell’opera di Offenbach.
L’opera è completamente cantata, quasi fosse un moderno musical, ed è dedicata principalmente a chi apprezza l’arte operistica. Le stile dei due registi, qui, però, colpisce per un uso barocco e innovativo delle tecniche registiche.
Alcune volte scatenati, altre volte trattenuti, i registi tratteggiano un mondo dove nulla è reale, quasi fosse un film in CGI moderno. Tutto, dalle scenografie ai costumi, sono esagerati ed eccessivi. Dopo il successo di Scarpette rosse, in cui i momenti di ballo erano i più affascinanti, Powell e Pressburger hanno dilatato ad un intero film la passione per la danza e l’opera.
Il film è molto bello, sicuramente non per tutti i palati. Gli attori, quasi tutti doppiati, a parte due protagonisti principali, se la cavano molto bene. Tra tutti segnaliamo Ludmilla Tcherina che ha una fisicità ed una presenza scenica incredibile.
I racconti di Hoffmann è un film importante, non per tutti gli spettatori, l’eccessiva lunghezza potrebbe scoraggiare qualcuno, ma sicuramente interessante per capire il manifesto dei due autori e vedere un’opera che è antesignana alle moderne opere pop. Vincitore di un premio al Festival del Cinema di Cannes nel 1951.
Il Trailer
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