Nella sezione After Hours del Torino Film Festival è tornato Peter Strickland, vincitore del Festival 4 anni fa con The Duke of Burgundy, con il suo nuovo film In Fabric. La nostra recensione.
Un grande magazzino di lusso espone un sontuoso abito rosso che commesse sofisticate drappeggiano addosso alle clienti, invogliandole all’acquisto. Chi lo compra e lo indossa ne paga le conseguenze.
Questa edizione, forse più di altre, si è connotata per la grossa scissione tra forma e contenuto: non sempre le due anime hanno convissuto nelle stesse pellicole, anzi si ha preferito spesso o una o l’altra, ma raramente nella medesima misura.
Con In Fabric siamo volutamente fuori scala verso la forma. Se cercate contenuto nel nuovo film di Strickland meglio guardare altrove. La sua pellicola è forma pura che avvolge lo sguardo come una seta preziosa, e lo ammalia con colori e forme originali e di gran classe.
In Fabric è un caleidoscopio di immagini affascinanti e sontuose, con una trama che prende sentieri originali e bizzarri. E’ un film horror? Non lo definiremo tale, sicuramente è un film furbo per chi ama il cinema intelligente.
Nel cast spicca il nome di una sorprendente Gwendoline Christie: se a molti non dice nulla questo nome, magari meglio vederla allora l’amazzonica Brienne de Il Trono di Spade. Nel film di Strickland è bellissima, ed interpreta un personaggio originale e affascinante, che parla solo forbito. Nel film anche la sempre brava Marianne Jean- Baptiste, in un ruolo difficile e intenso.
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