Largo spazio all’horror in questo Torino Film Festival. Per la sezione After Hours abbiamo visto il nuovo film di Pascal Laugier dal titolo La Casa delle Bambole – Ghostland. La nostra recensione.
Una donna e le sue figlie prendono possesso dell’antica casa di una zia. La stessa notte vengono assalite da due maniaci. Sedici anni dopo, Beth ritorna in quella casa. Trine e merletti vestono bambole vive e di porcellana: ci si può giocare, si possono svestire e smembrare, mentre nella casa e nel tempo si aprono varchi comunicanti.
Presentato come un omaggio a Lovecraft, il nuovo film di Laugier ha poco del noto autore di romanzi horror, ma si segnala un simpatico cammeo dell’autore stesso nel film.
Dopo il difficile Martyrs e il pessimo I Bambini di Cold Rock, il regista francese torna a ritmi e tematiche più congeniali al suo mondo, su una sceneggiatura scritta da lui stesso.
Ghostland è un film anch’esso di difficile visione, intriso di urla, violenza e sangue, con due cattivissimi che rimangono ben impressi nella memoria, e una casa farcita di bambole realmente da paura.
I temi cari al cinema horror ci sono tutti: dalla casa nel bosco, agli psicopatici che girano negli USA con un camioncino dei dolci, fino alle protagoniste combattive. Sono due, però, le novità della pellicola: la prima è l’analisi dell’attività di coping, termine americano per un meccanismo del cervello di sminuire gli eventi traumatici creando una nuova realtà mentale, ed è un tema nuovo per il cinema horror. Il secondo motivo è vedere su grande schermo la grande artista francese Myléne Farmer, nota cantante e, a volte, attrice.
La Casa delle Bambole – Ghostland non è un film di spettri o di case maledette, è un film di violenza reale e, purtroppo, possibile, quindi ci impressiona ancora di più. Da vedere per gli appassionati e, comunque, un ottimo film.
Il film uscirà in Italia il 6 dicembre.
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