Il film di chiusura della 36 edizione del Torino Film Festival è l’attesissimo documentario di Nanni Moretti, dal titolo Santiago, Italia. Questa è la nostra recensione.
n Cile, nel 1973, la giunta militare del Generale Pinochet rovesciò con un colpo di stato il governo di Salvador Allende. Moretti si concentra sull’Ambasciata italiana, che accolse centinaia di persone che il neo-regime avrebbe voluto in carcere, o peggio. Continuò ad accoglierli quando le altre ambasciate avevano chiuso le porte e poi riuscì a farli arrivare in Italia.
Il nostro Nanni Moretti chiude il Torino Film Festival con un’opera semplice, lineare, quasi delicata ma non banale. Il film racconta quale fosse la situazione politica nel Cile del 1973. Il film è, forse, uno dei più attesi di tutto il festival, anche perchè Moretti è da sempre un grande catalizzatore di attenzioni.
L’arrivo al potere di Salvador Allende, supportato dal poeta Neruda, il golpe delle forze armate, le torture, le uccisioni e la fuga verso l’Italia, passando dall’ambasciata italiana che da ospitalità ad alcune centinaia di persone. Sono questi gli eventi raccontati nel lavoro di Moretti.
Il regista chiarisce, a metà film, che la sua non è un’opera imparziale, proprio in pieno stile Moretti. Malgrado ciò, il regista pone l’attenzione sulle vittime, ma non nega la parola neanche ai carnefici, che loro stessi si dichiarano vittime della situazione politica di quel periodo.
Il documentario è lineare, limpido, il regista spiega bene il susseguirsi degli eventi e le immagini qui raccolte sono esplicative e necessarie per capire la situazione politica cilena. Come è limpida l’immagine della grande ospitalità degli italiani presenti nell’ambasciata, ospitalità che, ultimamente, stiamo perdendo.
Il film si conclude sul percorso dei cileni arrivati in Italia e della situazione che hanno trovato da noi in quegli anni, a livello umano e politico, chiudendo su una riflessione bella e importante che sovrappone l’Italia del 2018 con il Cile del 1973.
Santiago, Italia è un buon film, un’opera necessaria e interessante. La sua semplicità è il suo più grande pregio ma, anche, il suo più grande difetto, forse una zampata più dolorosa dal regista Moretti era necessaria.
Il film uscirà il 6 dicembre per Academy Two.
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