[36TFF] Recensione di The White Crow, il film di Ralph Fiennes
Nella sezione Festa Mobile dell’edizione 36 del Torino Film Festival, abbiamo visto il nuovo film diretto e interpretato da Ralph Fiennes, dal titolo The White Crow.
Flashback e andirivieni nel tempo (compresa la nascita, nel 1938, in un vagone della Transiberiana zeppo di giocatori, ubriachi e contadini), per raccontare il momento in cui, nel 1961, l’astro nascente del balletto russo Rudolf Nureyev, sfuggì in maniera rocambolesca al rimpatrio e si consegnò alla polizia di Parigi.
Ralph Fiennes non è nuovo al ruolo di regista, l’abbiamo già visto in Coriolanus del 2011 e The Invisible Woman del 2013. Abbiamo perà dovuto aspettare 5 anni e una sceneggiatura di David Hare per farlo tornare dietro la macchina da presa.
Per chi non lo sapesse, Hare è un famosissimo sceneggiatore, nomination per 2 Oscar e famoso soprattutto per il capolavoro The Hours. Quindi avendo Fiennes + Hare + la vita di Nureyev il risultato avrebbe dovuto essere ottimo, ed invece…
The White Crow si colloca in quella linea grigia, collocata esattamente al centro, in cui una pellicola non è nè bella, nè brutta. Una specie di fiction che si lascia guardare, ma senza emozionare granchè.
Ottimo il protagonista Olag Ivenko. L’attore sa recitare, ballare, parlare 3 lingue e molto altro. Fiennes attore è purtroppo solo passabile. Non convince la sceneggiatura di Hare. Non regala palpiti, se non alla scena finale all’aeroporto, ma per il resto è piatta come l’orizzonte di un mare calmo.
Ralph, ti aspettiamo alla prossima prova, Nureyev meritava ben altro trattamento.
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