La 37° edizione del Torino Film Festival è ricchissima di film interessanti e particolari, e oggi vi parliamo di Dio è donna e il suo nome è Petrunija, diretto da Teona Strugar Mitevska e in uscita in Italia il 12 dicembre. La nostra recensione.
Nel Nord della Macedonia esista un’usanza in cui un prete lancia una croce nel fiume e un gruppo di soli uomini si lancia nelle acque ghiacciate per afferrarla e portarla a riva. Ma cosa succede se ad afferrare la croce è una donna?
COMMENTO
Teona Strugar Mitevska è una dotata regista che annovera nel suo carnet una manciata di film molto interessanti, a tal proposito la direzione del Torino Film Festival, quest’anno, ha organizzato una retrospettiva di tutti i suoi lavori.
Quest’ultimo film, presentato con discreto successo anche nell’ultima edizione del Festival del Cinema di Berlino, mantiene lo stile ruvido della regista, in una terra aspra e difficile.
Nel raccontare una storia di fantasia, Mitevska ci mostra uno spaccato attuale e spiazzante della Macedonia moderna e di come, in un attimo, con un gesto provocatorio e di ribellione, venga fuori tutta la misoginia e una visione medioevale di alcuni uomini macedoni verso le donne. Molto interessante il ruolo che la regista dedica alla polizia e alla Chiesa, due enti protagonisti di un bizzarro “passa la patata cocente” su una situazione difficilmente gestibile.
Il film brilla per l’intensa interpretazione dell’ottima Zorica Nusheva, qui alla sua prima prova. L’attrice disegna un personaggio forte e caparbio, ma anche fragile e spaventato per tutto quello che ha innescato. Come Gesù, una volta presa la croce, la protagonista inizia una personale via crucis costellata da minacce, percosse e dolore.
Nonostante un finale abbastanza “mozzo”, Dio è donna e il suo nome è Petrunija risulta un buon film che deve essere visto per capire come, in alcuni angoli del pianeta, il 2019 sia ancora un anno del nostro medioevo.
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