L’edizione numero 37 del Torino Film Festival è finalmente iniziata, e questa è la nostra recensione del film di apertura Jojo Rabbit.
Diretto da Taika Waititi, già regista di Thor: Ragnarok, il film è interpretato da Scarlett Johansson e Sam Rockwell.
Taika Waititi non è nuovo del TFF: uno dei suoi primi lavori, Vita da vampiro, fu presentato proprio qui a Torino in una delle precedenti edizioni del festival.
TRAMA: Jojo è un ragazzino di 10 anni nella Germania nazista, il suo amico immaginario è Adolf Hitler e vive con la madre in una grande casa. Fervente alla causa nazista e alla purezza ariana, Jojo scopre che la madre nasconde in casa una ragazzina ebrea.
COMMENTO
Jojo Rabbit è un film che rischia molto, si insinua nella ferita ancora aperta della mentalità nazista, ne mostra gli orrori ma, purtroppo, ne mostra anche la fascinazione e il senso di appartenenza che il credo hitleriano aveva creato.
Dopo una prima parte in cui il rischio è quello di ottenere un certo effetto simpatia verso i nazisti fornendone una connotazione da commedia e umanizzando il mostro che è stato Adolf Hitler, Waititi riesce a dare il giusto valore ad ogni immagine e mostra lo scempio ideologico del nazismo per quello che è.
La vera star è il piccolo Roman Griffin Davis, presente qui a Torino, che, malgrado la sua giovane età, dimostra una bravura attoriale e una ricchezza emozionale invidiabile. Bellissima la sua imbranataggine, come anche la tenerezza e la determinazione che esprime nei suoi gesti: da tenere d’occhio. Gli altri attori sono molto bravi, soprattutto la Johansson, ma anche Sam Rockwell e Rebel Wilson, finalmente in un ruolo simpatico, riescono a regalare ottime performance.
Jojo Rabbit è un film imperfetto, spesso cerca la lacrima facile senza riuscirci, ma è un film che ha qualcosa da dire e da insegnare e in questo periodo di rescrudescenze neonaziste, è un film indispensabile.
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