Una delle anteprime più attese di questa edizione del Torino Film Festival è Now is everything, film diretto a quattro mani da Valentina De Amicis e Riccardo Spinotti e interpretato, in piccoli ruoli, da Anthony Hopkins e Madeline Brewer. Questa è la nostra recensione.
Un giovane fotografo litiga con la fidanzata e questa sparisce misteriosamente. Nella ricerca, il ragazzo incontrerà diversi personaggi che lo confonderanno ancora di più.
Uno dei due registi, Riccardo Spinotti, è figlio d’arte: suo padre, difatti, è il pluripremiato direttore della fotografia Dante Spinotti. Per entrambi i filmmakers si tratta dell’esordio assoluto in cabina di regia per un lungometraggio.
COMMENTO
I due giovani registi, per l’opera d’esordio, scelgono come riferimenti il cinema filosofico di Terrence Malik e quello più surreale di David Lynch, senza però riuscir mai a cogliere l’essenza più densa.
Now is everything è un pasticciaccio inguardabile, piuttosto presuntuoso, con la pretesa di fare Arte o Grande Cinema senza riuscirci minimamente. La storia è un pretesto per mostrare scene dalla fotografia patinata, interpretata da attori bellissimi ma vacui, come la sceneggiatura.
L’imbarazzante partecipazione di Anthony Hopkins, credo per ragioni di amicizia o di cortesia, e quella di Madeline Brewer, bellissima, dopo averla vista un po’ martoriata in The handmaid’s tale, è assolutamente pretestuosa e inutile.
Il colpo di grazia arriva con la dedica finale a Heath Ledger, incomprensibile, che da la mazzata finale a un film veramente brutto e inutilmente patinato, con scene lunghissime e insulse per lo sviluppo della trama, peraltro aleatoria. Lasciate stare!
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