Il concorso del Torino Film Festival 2019 ci sta presentando tantissimi bei film, oggi vi parliamo di uno dei più originali, El Hoyo, diretto da Galder Gaztelu-Urrutia e che uscirà probabilmente col titolo The platform. Questa è la nostra recensione.
Una prigione verticale ospita due persone per ogni piano, e ogni piano ha un grosso foro al centro dove, una volta al giorno, tutti i giorni, scende un enorme piattaforma, colma di cibo molto curato, preparato da chef sopraffini. Gli ospiti dei primi livelli mangiano alla grande, a quelli dei livelli più bassi rimangono gli avanzi.
COMMENTO
Naturalmente l’horror di Gaztelu-Urrutia non finisce con questo presupposto, già di per sè molto affascinante, ma nasconde più di una sorpresa. Il regista è al suo primo lungometraggio, dopo un paio di corti, e l’interprete principale è Ivan Massagué, già visto ne Il labirinto del fauno.
Il film è incredibilmente potente, le scene di preparazione del cibo, simili a quello dei reality di cucina, molto delicate, fanno da contraltare a quelle ambientate nella prigione le quali, malgrado l’arredamento essenziale, presentano scene di grande impatto emotivo e spesso di forte violenza.
Avvisiamo, a chi non regge, che vi sono un paio di scene di cannibalismo abbastanza forti. Ma The Platform è anche una metafora di molte cose: di come i primi sbafano senza lasciare nulla a chi verrà dopo, o di come noi umani razionalizziamo le risorse o come, spesso, non lo facciamo. L’opera dimostra anche che, al bisogno, i grandi ideali democratici vengono tagliati fuori per una spietata necessità di sopravvivere, anche a discapito del prossimo.
Girato maledettamente bene, interpretato benissimo, fotografato alla perfezione, The Platform è un’opera notevole che rimarrà nell’immaginario di chi lo vedrà, speriamo in tanti.
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