Dylda, il nuovo film di Kantemir Balagov, è stato presentato qui al Torino Film Festival dopo aver vinto il premio come Miglior regia per Un certain regard al Cannes Film Festival. Il film verrà distribuito da Movies Inspired col titolo Beanpole. Questa la recensione.
1945, Leningrado, la guerra è appena finita. Iya, chiamata anche Dylda, cioè giraffa, per la sua altezza, lavora come infermiera all’ospedale e si prende cura del figlio della sua amica Masha. Ma una tragedia le unirà in un progetto difficile per ricostruire le loro vite.
COMMENTO
Balagov, giovane regista del Caucaso del Nord, torna due anni dopo del successo di pubblico e di critica del suo film precedente, Tesnota, mantenendo il suo stile asciutto e teso.
Qui il regista ci racconta una storia dura e drammatica, dove una donna sgraziata per la sua altezza deve affrontare scelte difficili e drammatiche. Le protagoniste, entrambe molto brave, sono la bionda Viktoria Miroshnichenko e la mora Vasilisa Perelygina, entrambe esordienti.
Il film, benchè di due orette scarse, appare lunghissimo, ed il motivo andrebbe ricercato nella staticità delle riprese o nell’assenza di una colonna sonora capace di “ammorbidire” il passare dei minuti; da controaltare dobbiamo segnalare la fotografia folgorante di Kseniya Sereda che ammanta il film di colori caldi e accesi.
A nostro avviso Beanpole è un buon film, e ben interpretato, ma fin troppo cupo e forse troppo lento narrativamente, e, purtroppo, porta fuori qualcosa che un buon film non dovrebbe mai far emergere: la noia.
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