Dark: Recensione della terza stagione, la serie su Netflix
Netflix ha rilasciato la terza e conclusiva stagione della serie tedesca Dark, questa la nostra recensione.
Si è appena verificata l’apocalisse, e Jonas (Louis Hofmann) è inginocchiato vicino al corpo senza vita di Martha (Lisa Vicari), uccisa pochi istanti prima da Adam (Dietrich Hollinderbaum). Poco prima che il vento nucleare si abbatta sulla casa, dal nulla appare un’altra Martha che, a suo dire, proviene non da un altro tempo ma da un altro mondo.
La ragazza porta con sé Jonas, e dà così via ad una nuova serie di eventi in una dimensione parallela in cui la cittadina di Winden appare simile ma diversa, con gli stessi abitanti (per lo più) ma con dinamiche e relazioni differenti fra gli stessi.
Alieno e fuori dal tempo e dal mondo, Jonas cercherà in tutti i modi, con l’aiuto di Martha di salvare entrambi i mondi che sembrano soggetti alla stessa sorte ed ad una ciclo di eventi similare che si conclude in entrambi gli universi con un’apocalisse generata nella centrale nucleare. Trovare l’origine per evitare che la storia si ripeta.
Commento. La fine è l’inizio e l’inizio è la fine. Questo l’incipit che ci accompagna da tre stagioni e che ha acceso in molti appassionati della serie una sana curiosità su quale potesse essere il finale che Dark avrebbe loro regalato.
Diciamo, anzitutto, che anche in questa conclusiva avventura, il livello di pathos e di complessità delle trame è rimasto altissimo, conferendo a questa serie tedesca un ruolo d’avanguardia e di riferimento per l’opera Sci-Fi legata ai viaggi nel tempo.
Prima di Dark, solo la serie cinematografica di Ritorno al Futuro di Zemeckis aveva potuto contare su una struttura narrativa che per la durata dei tre film riusciva a gestire correttamente i paradossi temporali e ciò che, teoricamente, un salto nel passato, avrebbe potuto creare e come avrebbe potuto ripercuotersi sul presente.
Gli sceneggiatori di Dark sono riusciti a portare sul piccolo schermo una storia che è riuscita a gestire, senza contraddirsi, ogni singolo evento con un range temporale che parte dal 1888 e si conclude nel 2053. I vari personaggi vagano avanti ed indietro nel flusso temporale, dando origine a progenie ed intrecci che, spesso, costringono lo spettatore a premere il tasto pausa sul telecomando per tornare a ragionare su quanto visto fino a quel momento. E per quanto intricate ed aggrovigliate siano le matasse ci si rende conto che fino all’ultimo frame di Dark non si ha nessuna contraddizione. Chapeau!
Un plauso è d’obbligo quindi per l’ideatore, regista, sceneggiatore e produttore Baran bo Odar che, fatta eccezione per il film Sleepless – il Giustiziere, è pressoché al debutto.
Una perfetta macchina con un Tic-Toc cadenzato perfettamente in ogni singolo fotogramma. Un ritmo lento ma inesorabile fa amare Dark fin dalla prima stagione, rivelandone la struttura passo dopo passo e dando la sensazione allo spettatore di poter avere il controllo e la certezza di ciò che sta per accadere. Ciononostante è solo negli ultimi episodi che tutte le verità vengono finalmente svelate.
Il Paradiso, questo il titolo dell’ottavo è conclusivo episodio scivolerà via lentamente con una nota di malinconia e di consapevolezza, fino all’ultima scena in cui lo spettatore più attento potrà rendersi conto che, per quanto raccontato nell’intero ciclo di 26 episodi, poteva essere quella e solamente quella.
Parlando della struttura di Dark, ci siamo trovati di fronte, fino alla chiusura della seconda stagione ad un dualismo: fra bene e male, fra presente e passato, e così via. Con quest’ultimo giro di eventi, ci si potrà rendere conto che il simbolo che rappresenta i viaggi attraverso le grotte ha tre dimensioni, come tre sono le stagioni, come tre saranno i protagonisti che… no non possiamo rivelare altro.
Tante sono le cose che vorremmo dirvi sulla serie e sulle sue rivelazioni, ma non possiamo farlo in questo articolo.
Per quanto concerne il cast dobbiamo dire che molti attori erano pressoché sconosciuti qui in Italia, ma abbiamo imparato ad apprezzarli episodio dopo episodio. Abbiamo apprezzato lo spessore con cui sono stati disegnati i personaggi che hanno interpretato, ognuno di loro, alla fine, avrà un ruolo ben preciso. Nessuno è stato inserito senza che abbia una motivazione ed un fine specifico. Fra i vari attori ci piace ricordare le versioni più anziane di Jonas, ovvero Andreas Pietschmann ed il già citato Dietrich Hollinderbaum entrambi doppiati magistralmente da Christian Iansante, e Lisa Kreuzer che dà il volto alla versione matura ed anziana di Claudia Tiedemann.
Ma in generale ottima la prova recitativa di tutti. Nella versione italiana, poi, è da segnalare Giorgio Lopez, voce fuori campo e doppiatore dell’orologiaio Thannaus, il suo inconfondibile timbro vocale è perfetto per gli incipit di ogni singolo episodio.
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