Dalla 20° edizione del Trieste Science+Fiction Festival torniamo a parlare di SF8, la serie coreanaproposta qui in anteprima. Quest’oggi vi proponiamo la recensione del secondo episodio dal titolo Blink.
Jiwoo (Lee Si-young), che ha perso i genitori in un incidente d’auto quando era bambina, è una detective nell’anno 2054. Sentendosi, in qualche modo poco speciale, decide di far parte di un programma sperimentale che ne aumenta le capacità con mini-impianti cibernetici. Purtroppo, non riesce ad arrestare un sospetto, ed i suoi responsabili minacciano di licenziarla se non accetta di farsi impiantare un’IA (interpretata da Song Ha-Joon) che ne potenzi ancor di più il chip nel suo organismo. La detective si trova, così, ad avere un rapporto stretto con una sorta di fantasma super intelligente che le vive nel cervello e che si manifesta sotto forma di ologramma solamente a lei.
Toni molto diversi rispetto a The Prayer (primo episodio) in questo secondo episodio. Allontanato quel grado di drammaticità che ha caratterizzato il mud narrativo di The Prayer, gli showrunner di SF8 danno qui maggior rilievo alla fantascienza più leggera, senza disdegnare qualche sprazzo di umorismo.
Dal punto di vista dell’intrattenimento funziona bene la “coppia Detective-IA” che, nonostante la sua anima scanzonata, si districa in maniera intelligente tra le problematiche che attanagliano la società asiatica ed i possibili scenari futuri a cui può essere soggetta. L’episodio si regala alcune piccole citazioni al primo Matrix, ma anche combattimenti degni del miglior Bruce Lee, il tutto per rendere Blink un prodotto avvincente e dinamico.
Al momento il bilancio relativo alla visione dei primi due episodi di SF8 non può che essere positivo, vi consigliamo pertanto di rimanere connessi sulle nostre pagine per la recensione in preparazione sull’intera prima stagione.
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