Jumbo è stato presentato ieri alla 20° edizione del Trieste Science+Fiction Festival. Questa la nostra recensione.
Il nuovo film della regista Zoé Wittock ha come protagonista l’attrice Noémie Merlant. Di seguito la trama:
Jeanne (Noémie Merlant) lavora la sera in un parco divertimenti. La mamma Margarette (Emannuelle Bercot) la vede sempre come una bambina e la tratta da tale. Jeanne inizia però a provare un sentimento per una delle attrazioni, una specie di carosello con luci e colori che lei chiama Jumbo e di cui pian piano s’innamora fra lo sgomento di chi la conosce.
Il primo lungometraggio della regista belga Zoé Wittock prende spunto dalla vicenda di Erika Eiffel, la ragazza che si è sposata con l’omonima Tour parigina, mettendo in campo un film romantico e sognatore.
Jumbo ha una cadenza volutamente lenta, ma il suo incedere è costante. Ogni singola scena è ricca di significato ed alcune di queste risultano veramente belle dal punto di vista visivo e cinematografico.
La narrazione procede su due diversi binari, uno più fantastico e sognatore, quasi da favola. È il punto di vista soggettivo di Jeanne. Lo spettatore può immedesimarsi con la protagonista e vivere in prima persona le esperienze sensoriali così come le vivrebbe la ragazza. L’altro, quello più aderente alla realtà, è il modo in cui i parenti ed i conoscenti di Jeanne vivono il rapporto particolare della ragazza con l’ingombrante giostra.
Molto coinvolgente la scena in cui Jeanne ha il primo incontro sessuale con Jumbo, fino a raggiungere l’orgasmo. La regista, nonostante il momento sia importante, riesce a trasmettere in ogni caso un senso di purezza nel rapporto anche grazie ad un bianco assoluto che pervade lo schermo.
Bravissima Noémie Merlant, l’attrice riesce ad essere fragile e decisa allo stesso momento. Di alto livello la sua interazione con la giostra che, ricordiamo, è un macchinario vero e tangibile, non frutto del CGI ma del sapiente lavoro dei tecnici.
Importante e ben recitato il ruolo della madre della protagonista. Emannuelle Bercot trasmette appieno la difficoltà ed il disagio nell’avere una figlia che ama un oggetto. Suo il disagio perché non accetta la scelta di vita della figlia.
In generale è saggia la scelta operata dalla regista nell’affrontare la sindrome dell’oggettofilia, ponendo l’attenzione su come essa possa influenzare la vita di un personaggio e di chi lo circonda ma senza per questo esprimere giudizi, creando il giusto equilibrio fra favola e realtà
A nostro parere, Jumbo è un film da vedere appena disponibile.
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