La notizia della morte di Diego Armando Maradona è stato uno shock per tutti. Con lui se ne va uno sportivo che ha trasceso il calcio per abbracciare gli ambìti più disparati, tra i quali ovviamente il cinema.
Quella di Maradona è stata una vita intensa costituita da molti successi (lo scudetto col Napoli e il mondiale vinto con l’Argentina nel 1986), ma anche da non pochi problemi come le sue disavventure con la droga. Una vita che il cinema non poteva non prendere in considerazione tanto da dedicarci biopic e documentari.
Eppure, la prima volta che il pubblico potè vedere Maradona al cinema è stato nel film Tifosi (1999) di Neri Parenti in cui il calciatore recitò nei panni di se stesso accanto a Nino D’Angelo. Un’interpretazione non proprio esaltante, ma quanto bastò per attirare una larga fetta di pubblico (non solo napoletano) al cinema.
Il primo approccio di approfondimento della vita e della carriera di Maradona fu nel 2005 col documentario Amando a Maradona diretto da Javier Vázquez.
Nel 2007, il regista Marco Risi realizzò un biopic con Marco Leonardi nel ruolo del calciatore in Maradona – La Mano de Dios, titolo che prende a riferimento il celebre goal realizzato da Maradona ai Mondiali del 1986 contro l’Inghilterra. Pur attirandosi qualche critica, il film offre uno spaccato veritiero sulla vita del calciatore, merito soprattutto dell’intensa e verosimile interpretazione di Leonardi.
Toccò poi a Emir Kusturica ripercorrere le tappe della vita del calciatore argentino col documentario Maradona by Kusturica (2008) – presentato fuori concorso al festival di Cannes – in cui il regista serbo propone un appassionante ritratto di Maradona uomo prima che sportivo partendo dalla sua giovinezza fino alla risalita dopo il declino cominciato con la positività all’efedrina durante i Mondiali di calcio del 1994.
Focalizzandosi principalmente sugli anni trascorsi nel Napoli – e a Napoli, nel periodo dal 1984 al 1991 – Asif Kapadia diresse il documentario Diego Maradona (2019) in cui ridusse in poco più di due ore le oltre cinquecento ore di materiale messo a disposizione dalla famiglia di Maradona. Si trattò, ovviamente, di un intento celebrativo delle gesta del calciatore nel periodo di massimo splendore fisico e tecnico.
Da citare anche Maradonapoli, il documentario diretto nel 2016 da Alessio Maria Federici in cui, più che concentrarsi sulla persona, si gettò uno sguardo sulla portata che Maradona ebbe sulla città di Napoli e sull’amore e stima che i cittadini dimostrarono, e dimostrano tuttora, di avere nei suoi confronti.
Indole caparbia e a tratti insolente, ma dotato di una tecnica e un’abilità pari solo a quelle di Pelé (e qui le due schiere di fan possono aprire un intenso dibattito), Diego Armando Maradona ebbe la straordinaria capacità di farsi apprezzare da tutti gli appassionati di qualsiasi sport, capace inoltre di superare i confini dei campi di calcio per diventare un’icona nazional-popolare in toto.
Chissà se effettivamente Maradona è meglio ‘e Pelé, ma sicuramente il marchio lasciato dal calciatore argentino resterà indelebile. I film a lui dedicati sono lì a dimostrarlo.
Noi lo vogliamo ricordare riproponendo questo video divenuto celebre in cui Maradona, durante il riscaldamento prima del match Bayern Monaco-Napoli nel 1989, si esibisce in numeri di palleggio con sottofondo Live is Life degli Opus:
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