Star Trek: Discovery, recensione dell’episodio 7 della terza stagione
Netflix ha appena pubblicato il settimo capitolo della stagione 3 di Star Trek: Discovery, intitolato Unification III. Ecco la nostra recensione.
Il titolo allude volutamente ad uno dei più bei episodi in assoluto (in realtà fu un doppio episodio…) nella storia di Star Trek: The Next Generation, intitolato appunto, Unification. Saranno, gli sceneggiatori, riusciti a rivaleggiare con questo capolavoro del passato?
Dopo essere stata di nuovo regredita, a causa della sua subordinazione, al ruolo di ufficiale scientifico, Michal Burnham (Sonequa Martin-Green) indaga sulla causa del Grande Fuoco, la catastrofe che ha ridotto ai minimi termini la Federazione. Il tutto è condito da un lungo e astratto sproloquio iniziale di cui personalmente non sentivamo affatto la mancanza.
Poi l’episodio “vero”, dove almeno succede qualcosa, finalmente inizia e durante le sue indagini, la protagonista trova dei riferimenti al pianeta Vulcano (che ora si chiama Ni Var) e al fratello Spok. La USS Discovery si dirige così sul Pianeta, una volta grande alleato e ora, addirittura, fuori dalla Federazione, per continuare le indagini.
L’idea degli sceneggiatori è chiaramente quella di ripescare, per l’ennesima volta, una grande gemma del passato di Star Trek e riciclarla nel 2020. Non è di per se sbagliato, anzi, apprezziamo molto di più l’usato sicuro che le deliranti idee delle prime due stagioni, tipo la tuta spaziale, Controllo e chi più ne ha più ne metta.
Il problema è che la realizzazione di questo “riciclo” è veramente scadente. Per chi ha visto i due episodi del 1991 che compongono la miniserie Unification, questa puntata di Star Trek Discovery sembra francamente una barzelletta confusa e che non fa neanche troppo ridere. L’intuizione di riprendere il filone narrativo, attivo anche in Star Trek: Picard, dei romulani alla ricerca di una casa ci sta e come, ma l’effettiva messa in onda fa acqua da tutte le parti.
Con questa storia dei viaggi nel tempo e della USS: Discovery che si trova mille anni nel futuro, gli sceneggiatori stanno chiaramente perdendo la bussola. Per non parlare della ricomparsa della madre naturale di Michael Burnham che veramente ha del ridicolo e non aggiunge assolutamente nulla all’episodio.
Per completare il quadro di questi 50 minuti piuttosto mediocri, che seguono due episodi invece più che dignitosi, c’è la scelta di promuovere il guardiamarina Tilly a Numero 1. Dire che siamo scettici sulle capacità di un personaggio così sciapo ed insignificante di ricoprire effettivamente tale ruolo, sarebbe un eufemismo.
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