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Venezia 78: partenza col botto con Almodóvar e Benigni mattatore

Ammettiamolo: non potevamo auspicare una partenza migliore per la 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia all’insegna del genio di Pedro Almodóvar e di Roberto Benigni, vero e proprio mattatore della cerimonia di inaugurazione e Leone d’oro alla carriera.

Quella di quest’anno, lo si è già detto molte volte, è la Mostra della ripartenza, quella che deve garantire il rilancio di tutto il sistema-cinema dopo il tremendo 2020. E la ripartenza, sotto l’egida del sempre attento direttore Alberto Barbera, sembra davvero esserci con un’edizione che si preannuncia davvero monstre per qualità e quantità.

A dare il via, con la conduzione della madrina di quest’anno Serena Rossi, è stato il presidente di giuria Bong Joon-ho che, con un discorso essenziale, ha espresso un pensiero che racchiude in sé il senso della Mostra e della Settima Arte: “la pandemia finirà, il cinema resterà con noi per sempre“.

Partenza col botto, dunque, ieri con il Leone d’oro alla carriera assegnato a Roberto Benigni (unico attore italiano, ricordiamolo, ad aver vinto l’Oscar), vero e proprio mattatore della serata con un discorso in cui ha invitato il Presidente Sergio Mattarella – presente alla cerimonia – a non abbandonare il Quirinale e con un’emozionante dedica alla moglie e musa Nicoletta Braschi per la quale ha espresso parole memorabili: “Io conosco solo una maniera per misurare il tempo: con te o senza di te“.

Ed è stata anche la serata di Pedro Almodóvar, in concorso con Madres Paralelas che per molti critici è uno dei suoi film più riusciti ed emozionanti che vanta un’altra vibrante interpretazione della sodale Penelope Cruz, tra le favorite per la Coppa Volpi.

Oggi, invece, è stato il giorno del tanto atteso ritorno di Paolo Sorrentino con È stata la mano di Dio, film con cui il regista napoletano riflette sulla propria infanzia e adolescenza vissute con il mito di Diego Armando Maradona; ed è già tra i favoriti per il Leone d’oro. Accoglienza più tiepida, invece, per The Power of the Dog della neozelandese Jane Campion. Il film, interpretato da Benedict Cumberbatch e Kirsten Dunst, è un western tossico e atipico che però non ha riscontrato il favore della critica per la sua austerità a tratti compiaciuta e per le interpretazioni dei due divi a loro modo asettiche e prive di pathos.



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