Lost in Space: recensione della terza ed ultima stagione
Dopo quasi due anni di attesa, Netflix ha rilasciato la terza ed ultima stagione della serie sci-fi Lost in Space. Questa la nostra recensione.
La serie Lost in Space è stata creata da Matt Sazama e Burk Sharpless, ed è tratta dalla celebre serie tv di fantascienza anni sessanta di Irwine Allen. Il colosso dello streaming Netflix ha confermato che questa terza stagione sarà l’ultima.
È passato più di un anno dagli eventi conclusivi della seconda stagione ed i ragazzi sono organizzati in una colonia comandata da Judy (Taylor Russell) su un pianeta remoto, sfuggiti ormai alle grinfie del SAR. I genitori vivono invece alla macchia, nascosti in un’orbita remota, con la speranza di riuscire a rubare tecnologia aliena per raggiungere i ragazzi ed andare poi su Alpha Centauri.
REGIA E SCENEGGIATURA
Dopo aver rischiato la cancellazione con l’ultima tornata episodica, Lost in Space riesce a ritornare sugli schermi con la conclusiva stagione che, però, si spalma su solo otto episodi rispetto ai dieci delle due stagioni precedenti. Tale “cura dimagrante” sembra aver dato maggior verve ad una serie che è vissuta in passato di alti e bassi, e che ha avuto nella fotografia e degli effetti speciali uno dei maggiori punti di forza.
Anche in quest’ultima stagione è il rapporto tra l’intelligenza aliena ed il giovane di casa Robinson (Maxwell Jenkins) a fare da elemento narrante principale. In ogni caso i registi, tra cui il valido Kevin Rodney Sullivan, riescono a dare maggiore risalto agli altri personaggi fin qui messi un po’ in disparte. Gli episodi hanno un buon ritmo, e la visione risulta godibile: si è così, finalmente, portati a divorare l’intera stagione nell’arco di una sola giornata. L’ultimo atto, in pieno stile “Famiglia Robinson”, non delude, e si dimostra in linea con quanto visto nell’arco delle tre stagioni.
CAST E VARIE
Bene tutto il cast, ed in particolare gli attori più giovani i quali hanno raggiunto una buona maturità recitativa. Ci riferiamo particolarmente a Maxwell Jenkins e Mina Sundwall, quest’ultima nei panni di Penny. L’attrice trova più spazio e riesce a mettere in mostra le proprie qualità, del resto come ha già avuto modo di far vedere nelle ultime due stagioni di Legends of Tomorrow. Un plauso a Brian Steele, l’attore dietro la maschera del Robot: la sua prova riesce a rendere interessante un’altra creatura non umana, dopo essere stato un Lycan in Underworld ed il T-600 in Terminator Salvation.
La colonna sonora enfatizza i momenti più drammatici, in particolare quelli legati alle battaglie contro i robot, e lo fa accompagnando lo spettatore in un crescendo armonico nelle scene finali. Gli effetti visivi, come già accennato in precedenza, continuano ad essere forse il fiore all’occhiello di Lost in Space.
CONCLUSIONE
Will Robinson ed il Robot ci saluteranno per sempre o si prevede l’avvento di uno spin-off? Al momento non si preclude nessuna strada. Le basi per nuove avventure sono state gettate. Sarà solo il responso del pubblico a decretare o meno la definitiva chiusura di Lost in Space. La cosa importante, al momento, è che ci troviamo di fronte ad un prodotto completo che può essere visto senza che restino nello spettatore interrogativi a cui la serie non ha dato risposte.
Le tre stagioni di Lost in Space sono attualmente presenti sul catalogo di Netflix.
Lost in Space (terza stagione)
Regista: Matt Sazama e Burk Sharpless
Data di creazione: 2021-12-04 01:55
3
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2 thoughts on “Lost in Space: recensione della terza ed ultima stagione”
Comments are closed.
Adoro l’osteria in space e fate fare La 4 stagione e sappiamo tutti noi che abbiamo visto questo film che è il migliore di netflixit pensateci bene e fate in modo che la family Robinson
facciano vedere il loro potenziale
Mi spiace… ma non ci sarà una quarta stagione.