Rubikon, la recensione del film

Rubikon: recensione del film di fantascienza di Lena Lauritsch

Abbiamo visto Rubikon, il film di fantascienza austriaco a basso budget, già presentato durante la Frontières Buyers Showcase dello scorso anno. Questa la recensione.

Rubikon è stato diretto da Lena Lauritsch, su una soggetto scritto dalla stessa regista insieme a Jessica Lind. La scenografia è stata curata da Johannes Mücke, già collaboratore di lunga data di Roland Emmerich. Nel cast Julia Franz Richter (Hannah), George Blagden (Gavin) e Mark Ivanir (Dimitri).

Il film è ambientato in un futuro in cui la Terra è devastata da un inquinamento atmosferico che sta uccidendo milioni di esseri viventi, questa la trama:

“Anno 2056. Una nuvola tossica ha avvolto il nostro pianeta causando la morte di un numero incalcolabile di esseri viventi. I governi di tutti i paesi del mondo si sono disgregati e il potere è ora nelle mani di gigantesche corporazioni. I ricchi hanno la possibilità di vivere chiusi in enormi biosfere, mentre i poveri sono destinati a morire. In questo contesto Hannah, Gavin e Dimitri si trovano a bordo della stazione spaziale Rubikon, dove stanno portando avanti esperimenti su alghe capaci di produrre ossigeno. Quale sarà il loro destino?”

IL COMMENTO

Dopo la comparsa della nuvola tossica tutti i contatti della stazione spaziale con la nostra Terra si sono interrotti. Un giorno viene captato un segnale di soccorso inviato da un gruppo di 300 sopravvissuti, i quali sono riusciti a salvarsi a scapito di altri. Cosa faranno i tre astronauti, rischieranno la vita alla ricerca di sopravvissuti o decideranno di rimanere al sicuro all’interno della Rubikon? Le premesse del film sono intriganti, la sua ambientazione è costruita su una buona base: la descrizione del futuro, da noi non molto distante, può rappresentare un monito al nostro attuale atteggiamento nei confronti di un pianeta minato da guerre e devastazioni ambientali.

Purtroppo l’intera narrazione si arena e più che affascinare tende ad annoiare. Un’intensa atmosfera claustrofobica, intrisa all’eccesso di drammaticità, rende il film, almeno nella parte centrale, difficile da seguire: lo spettatore viene pesantemente immerso nei conflitti e nei drammi personali di Annah, Gavin e Dimitri. A far allentare ulteriormente l’attenzione è una sceneggiatura confusa, con dialoghi pieni di “gergo tecnico” e “schemi scientifici” buttati lì un po’ alla rinfusa …facile perdersi nei meandri di queste elugubrazioni ad “andamento lento”.

ASPETTO TECNICO

Gli effetti speciali, nonostante un budget limitato, sono la parte migliore del film. La ricostruzione degli interni della Rubikon è notevole. Buona anche la colonna sonora di Daniel Helmer, che risulta estremamente essenziale, certamente non complessa, ma assolutamente efficace nell’accompagnare il narrato.

IN CONCLUSIONE

L’eccessivo tono cupo e la scarsa empatia che i personaggi messi in gioco riescono ad esprimere spingono lo spettatore ad allentare l’attenzione. Inoltre il ritmo abbastanza soporifero per la maggior parte del film contribuisce ad aumentare il sentimento di distanza emotiva.

Consigliato a chi ha voglia di annoiarsi!

Rubikon
Rubikon Recensione

Regista: Lena Lauritsch

Data di creazione: 2022-12-04 11:10

Valutazione dell'editor
2

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