[Recensione] King Arthur – Il potere della spada, di Guy Richie: la storia dell’uomo nato Re
In molti conoscono la storia di Re Artù e della sua Excalibur, attraverso i diversi adattamenti abbiamo imparato a conoscere i turbamenti del sovrano d’Inghilterra ma in King Arthur – Il potere della spada il regista britannico Guy Richie ci mostra il turbolento percorso di un uomo riluttante al ruolo per cui é nato.
In un tempo lontano maghi e uomini convivevano pacificamente nelle stesse terre fino a quando la bramosia di un potere imponente e proveniente da forze oscure ha avuto la meglio. Solo un’arma poteva proteggere il regno di Camelot dall’avanzata del malvagio Mordred (Rob Knighton) e le sue creature magiche, un’arma forgiata da uno dei maghi più potenti Merlino- la spada Excalibur – donata al re Uther (Eric Bana) per proteggere il suo popolo ma, un nemico ben più pericolo si nascondeva tra le mura del Castello. Vortigern (Jude Law), fratello del re, formatosi con le forze magiche s’impadronisce del regno sacrificando il propio sangue e i propri affetti per il suo malefico sogno di potere, ma non aveva pensato che Excalibur non potesse rimanere nelle sue mani, essendo destinata a colui nato per essere Re di Camelot, il figlio di Uther, Artù.
Il piccolo Artù riesce a fuggire ai fuochi della battaglia, giungendo a Londinium dove cresce in un bordello e si fortifica tra i borghi della città, imparando l’arte della sopravvivenza e i trucchi dell’inganno. Ben presto il suo destino lo riporta sulla strada di Camelot dove, come tutti gli abitanti del regno, deve dimostrare di poter estrarre la spada destinata a colui che é nato Re.
Artù (Charlie Hunnam) non vuole essere Re, ma non può sottrarsi al suo destino. Guy Ritchie tenta di sdoganare uno dei racconti più tramandati al mondo cercando di dargli una nuova veste attraverso un rilettura del classico viaggio dell’eroe, che in questo caso tenta di rinnegare il percorso per cui é nato, pur essendo circondato da persone che hanno aspettato per anni che uscisse allo scoperto. Non sarà facile per un fuorilegge cresciuto tra i ladri di un’antica Londra comprendere immediatamente il potere che tenta di trasmettergli la spada, il cui tatto lo confonde tentando di svegliargli la verità. Una verità di cui si è negato per anni e che la Maga (Astrid Bergès-Frisbey) cerca di aiutarlo ad accettarla così da seguire l’imponente impresa a cui é destinato.
Siamo di fronte ad una duplice battaglia in cui le forze magiche irrompono nel conflitto interiore che imperversa nell’animo umano, dove l’ego di un uomo viene divorato a poco poco per diventare l’unico ed invulnerabile conquistatore di un regno in cui sembra non temer nessuno ed é disposto a mantenere il suo dominio ad ogni costo ma la determinazione di chi si è fatto da se ed accetterà il proprio destino avrà la meglio.
Non siamo di fronte a panoramiche di stampo turistico per avvicinare lo spettatore alle terre incontaminate della Gran Bretagna, ma bensì ad inquadrature focalizzate a mettere in risalto l’azione e le battaglie emozionanti in atto.
La regia sopra le righe di Ritchie regala una rivisitazione accurata dell’inimmaginabile percorso di un leader nato che rinnega questo ruolo a cui é destinato, slegandosi ad ogni responsabilità. Il montaggio accelerato e scatenato di James Herbert non fanno che esaltare le sequenze d’azione e dar risalto alla comicità sottile e satirica dei personaggi.
La grande capacità del regista inglese rimane nella grande capacità di attrazione nei confronti dei suoi personaggi, siano essi buoni o cattivi, senza dimenticarsi di regalargli una certa leggerezza che non li rende mai eccessivamente pretenziosi.
Difficilmente Jude Law riesce ultimamente ad abbandonare il suo posto su un trono e qui nelle vesti di cattivo mette in mostra il suo lato oscuro, austero e solenne. Un uomo che alimenta il suo lato demoniaco sacrificando i propri affetti, non curante delle conseguenze sul proprio io dilaniato dalla propria sete di infinito potere.
Il nostro parere: 6+
Le novità apportate dalla penna di Guy Ritchie tentano di conquistare un nuovo pubblico per questa leggenda anche se il comparto magico traspare quasi soffocato dal non voler eccedere nella realizzazione di effetti. Merlino non c’è, appare brevemente e in cambio invia la sua allieva che ha ben poco di magnetico e di fondamentale per aiutare il nostro eroe a familiarizzare del tutto col suo destino. La Maga ci trasmette ben poco, infatti viene anche rilegata nel misero ruolo di incantatrice del regno animale, mostrandoci un briciolo delle sue (reali) capacità. Una pecca é il 3D mal sfruttato che non regala alcuna emozione in più alla storia che viene caricata emozionalmente da un montaggio veloce e da ottime sequenze d’azione. King Arthur- IL potere della spada risulta un film leggero che ha il pregio di mantenere un’impronta autoriale ben identificabile senza eccessive sbavature.
“King Arthur – Il potere della spada” di Guy Ritchie uscirà in anteprima nelle sale italiane il 10 maggio, distribuito da Warner Bros Pictures.
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