War Machine non è solo dramma è anche commedia, satira e malinconia. David Michod alterna i diversi toni per rendere più attraente e dinamico il suo film targato Netflix, è in grado di restituirci in maniera semplificata la complessità e gli aspetti spesso contraddittori di certe guerre di oggi come quella in Afghanistan.
Trama e Cast: War Machine è un’assurda storia dei giorni nostri. Racconta infatti l’America della guerra in Afghanistan con le sue mille contraddizioni, meglio di tanti articoli di giornale. Lo scrittore e regista David Michod pone al centro della storia l’ascesa e la rovina del generale statunitense McMahon in un misto di realtà e parodia. David Michod esplora la personalità di un leader nato, molto sicuro di sé, e la strada che lo ha condotto verso la follia. Nel ruolo di un generale carismatico e di successo, Brad Pitt inizia a comandare le forze Nato in Afghanistan come una rock star, per poi essere rovinato da una giornalista senza scrupoli .
Recensione: War Machine non vuole essere solo una parodia, uno sberleffo, un manifesto pacifista e un atto di accusa contro l’incompetenza, aspetti che emergono soprattutto alla fine del film quando la voce narrante della giornalista di Rolling Stone fa crollare con un articolo la carriera del generale Glen McMahon. Quello di Michod è tutto sommato una buffa tragedia di un uomo ridicolo, spinge a chiederci cosa la storia del suo protagonista, la sua ascesa e la sua caduta, ”dove per noi” si intende gli Stati Uniti d’America, l’America di oggi.
Non quella della politica, perché McMahon e la politica parlano due lingue diverse; ma l’America dei barbecue che il generale non può fare con la moglie che vede solo 30 giorni l’anno, quella delle STARS AND STRIPES in tutti i cortili , che crede fermamente nell’esportazione della democrazia.
L’America che ha supportato Obama e che ha votato Trump. Il Glen McMahon e tutto il suo team di fedelissimi , disposti a tutto per lui in maniera così sincera e pura tanto da risultare a metà tra il ridicolo e il commovente, e che riassumono così bene anni e anni di retorica sul cameratismo , rappresentano esattamente quell’America lì .
Glen McMahon (quindi quell’America lì) non è cattivo, è un uomo buono e che agisce in buona fede , nel tentativo di far del bene in una guerra che ” va vinta con la forza degli ideali ”.
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