Quest’oggi vi proponiamo la recensione di Tutto su Mia Madre, un film diretto da Pedro Almodovar nel 1999. Nel cast Penelope Cruz, Cecilia Roth e Marisa Paredes.
Non è la prima volta che guardo un film di Pedro Almodóvar, ma è la prima volta di certo che decido di recensirne uno. C’è qualcosa in Tutto su mia madre che mi ha colpito più profondamente di ogni altra sua fatica, qualcosa capace di farlo entrare prepotentemente in quella lista di film che consiglio a chi cerca di innamorarsi del cinema.
Il tema principale di Tutto su mia madre è, ça va sans dire, la Donna. Ogni più recondita sfumatura delle protagoniste del film viene celebrata, esaltata, divinizzata; ogni loro errore (sì, anche una suora che rimane incinta di un travestito!) viene analizzato al punto da portare inevitabilmente lo spettatore a comprendere in maniera totalizzante le circostanze dell’errore stesso.
Non è facile dire chi sia la figura principale del film, forse Manuela (Cecilia Roth), madre che tenta di riacciuffare una vita che le scivola dalle mani dopo la morte del figlio Esteban; o forse Rosa (Penélope Cruz), una suora troppo bella per rimanere fedele al voto di castità e troppo buona per cogliere cattiveria nei gesti altrui. Passando per Lola, nata uomo, padre biologico di Esteban. Senza dimenticarci di Agrado, travestito che divide la strada con Lola, né di Huma e Nina, attrici di teatro che vivono un rapporto sessualmente ambiguo.
La sensibilità romantica del figlio adolescente, a cui la madre aveva sempre nascosto l’identità del padre, e il suo approccio sognatore e stralunato alla vita fanno provare nei suoi riguardi un affetto quasi genitoriale. Risulta impossibile non essere braccati dall’empatia verso Manuela nella tragica scena della morte del figlio, e il merito di tanta emozione va condiviso tra Almodóvar e Alberto Iglesias, autore di una travolgente colonna sonora. Non era facile, infatti, connettere il pubblico così intimamente ad un personaggio che compare solo alle prime battute.
Tornata a Barcellona dopo vent’anni per ritrovare il padre del figlio, Manuela troverà qui la sua Itaca, la patria in cui ritrovare sé stessa. La splendida capitale catalana fa da cornice alle vicende delle stravaganti figure femminili: d’altronde non poteva che essere una città eterodossa come gran parte dei loro atteggiamenti a fare da sfondo ad un film che trova nella difformità il proprio filo conduttore.
Vincitore del premio Oscar per il miglior film in lingua straniera nel 2000, Tutto su mia madre è una pellicola che spazia da un argomento delicato all’altro: oltre alle donne, il regista spagnolo Almodóvar, dichiaratamente ateo e gay, parla di omosessualità, morte, AIDS e religione, confermando di essere un artista abile a toccare con disinvoltura ed (auto)ironia argomenti che di leggero hanno ben poco.
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