[Star Trek: Discovery] Riflessioni di un appassionato sul terzo episodio (NO SPOILER)
Ho appena finito di vedere il terzo episodio di Star Trek: Discovery, intitolato Il Contesto è per i Re. La mia non sarà una recensione che andrà nel dettaglio della trama e quindi non conterrà alcuno spoiler. Si tratta piuttosto di qualche riflessione su come sta proseguendo la serie dopo i primo due, discussi e discutibili episodi.
Molti durante la scorsa settimana hanno scritto che, per giudicare Discovery, bisognava attendere, aspettare che la trama si dispiegasse in tutte le sue sfaccettature. Questo era vero e rimane vero, ma dopo aver visto il terzo episodio ho la netta impressione che la strada intrapresa nel pilot non verrà più abbandonata durante tutta la Serie. Discovery, come avevo scritto dopo il pilot, parla del conflitto tra la Federazione e i Klingon…FINE.
Infatti anche ora, nel terzo episodio, quando la battaglia è oramai terminata e si vive una fase di quiete, più di dialogo e meno action, il focus rimane la guerra. Ancora nessuna traccia di quell’esplorazione dell’universo e di nuovi mondi che ha fatto sognare per cinquant’anni milioni di appassionati. Non basta infatti presentare la nuova (bellissima) nave ammiraglia, la U.S.S. Discovery e chiamarla, appunto, Scoperta, per ampliare gli orizzonti di una Serie che attualmente conta solo due civiltà e pochissimi personaggi.
I toni sono scuri, gli interpreti cupi e l’atmosfera generale, forse ancor più che nei primi due episodi, è lontana almeno due anni luce dal vero Star Trek. Il nuovo main character, il capitano Gabriel Lorca (Jason Isaacs), rappresenta la quintessenza di Discovery. Un bel personaggio, profondo, enigmatico, tutto da scoprire, insomma un tipico eroe da Serie TV del 2017, peccato che non c’entri nulla con Star Trek.
Il capitano della U.S.S. Discovery sembra infatti più un generale americano durante la seconda guerra mondiale che un ufficiale della flotta stellare. Lo stesso vale anche per l’ufficiale scientifico, il tenente Paul Stamets (Anthony Rapp), personaggio molto al di fuori del canone trekkiano e dal carisma ancora da dimostrare. In ogni caso è superfluo continuare a rimuginare sui fasti del passato. Siamo nel 2017 e persino noi Trekker più accaniti dobbiamo rassegnarci all’idea che Picard, Sisko e Janeway non torneranno più.
Ma se sui personaggi un profondo restyling era, purtroppo, da mettere in preventivo, ci sono altri aspetti dove i produttori hanno veramente esagerato, quasi oltraggiato. A differenza di molti appassionati, io ho condiviso il nuovo aspetto dei klingon, una scelta coraggiosa e innovativa. Quello che non transigo, e che questo terzo episodio purtroppo mi ha fatto vedere, è la presenza di schifosi alieni bavosi senza alcun senso e connessione con la trama. Ad un certo punto ho seriamente pensato di aver sbagliato canale e di essermi imbattuto in un misto tra Alien e The Walking Dead. Semplicemente inaccettabile.
Così come alcuni errori clamorosi nella leggendaria timeline di Star Trek. Sentir parlare di viaggi nel Quadrante Beta addirittura dieci anni prima delle gesta di Kirk è Spok è un insulto a milioni di appassionati. Per cercare di soddisfare le voglie di bla bla bla tecnico dei fan (cioè i mitici dialoghi su argomenti tecnologici che usano un linguaggio quasi incomprensibile) gli sceneggiatori di Discovery hanno poi inventato una sorta di vaga tecnologia per i viaggi istantanei nella galassia che cozza incredibilmente con cinquant’anni di Star Trek. Sempre più forte, poi, l’effetto disorientante di quelle terribili divise da marines, scientificamente progettate per essere odiate dagli appassionati. E poi vi prego, VI PREGO, che diavolo è l’ALLARME NERO???
E’ veramente un peccato che, per ora, le tecnologie della computer grafica ed il livello celestiale della scrittura televisiva del 2017 non riescano ad incontrarsi con una un marchio, con un mondo, che ha fatto la storia dell’intrattenimento mondiale.
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