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[Recensione] Auguri per la tua Morte, l’horror con Jessica Rothe

Abbiamo visto Auguri per la tua Morte, l’horror diretto da Christopher Landon, interpretato da Jessica Rothe e prodotto dalla Blumhouse Productions. Questa è la nostra recensione.

Nel giorno del suo compleanno, una ragazza (Jessica Rothe) viene uccisa da un misterioso assassino mascherato. Il giorno dopo si risveglia e rivive la stessa identica giornata con morte finale inclusa. La povera sventurata si rende conto ben presto che non si tratta di semplice dejavù, ma di un destino beffardo che la obbliga a rivivere ogni giorno la sua morte. Non resta che scoprire di volta in volta indizi sull’identità del suo assassino.

A discapito di una trama per nulla originale, l’horror Auguri per la tua Morte punta il proprio mirino su un target di pubblico giovanile, strizzando di tanto in tanto l’occhio al genere comedy, e forse è proprio questo l’unico pregio di un film che di terrificante sembra avere davvero poco. Nel corso degli anni l’utilizzo dell’espediente narrativo del dejavù ha fatto la fortuna di molti film divenuti cult, per questo Auguri per la tua Morte si presentava con del potenziale, peccato che, dopo una prima parte dal ritmo incalzante, condita da una serie di sequenze esilaranti, si finisce per assistere ad un prodotto senz’anima, con un finale scontato ed una sceneggiatura banalizzata da una moltitudine di misteri rimasti irrisolti.

La recitazione è ridotta all’osso, ma questa sta diventando una pericolosa costante nei film di genere horror negli ultimi anni. La sola Jessica Rothe, spesso più simpatica che brava, ma di certo non per suo demerito, è l’unica a tenere alta la bandiera della categoria attoriale. Il suo approccio al ruolo è viscerale, ma di certo non sarà con questo film che potrà apportare miglioramenti alla sua carriera.

Diciamocelo con franchezza, gli amanti del genere horror rimarranno estremamente delusi dal risultato finale, anche perchè in Auguri per la tua Morte spesso l’effetto brivido lascia il posto all’ironia, tra l’altro spesso fin troppo eccessiva.


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