Questa è la nostra recensione della prima stagione di The Punisher, la nuova serie tv co-prodotta da Netflix e Marvel Television.
Lo showrunner di The Punisher è stato Steve Lightfoot. Nel cast spazio a Jon Bernthal, Ebon Moss-Bachrach, Amber Rose Revah, Ben Barnes, Deborah Ann Woll e Paul Schulze. Nata come spin-off della seconda stagione di Daredevil, la serie The Punisher mette al centro dell’attenzione la vendetta di Frank Castle (aka The Punisher) nei confronti degli assassini della sua famiglia. Spinto da rabbia, vendetta e determinazione, Frank Castle nel cercare vendetta, si ritrova a diventare il classico anti-eroe della schiera Marvel Comics.
Dopo le poco convincenti prove offerte da Iron Fist ed in parte da The Defenders, la coalizione produttiva formata da Marvel e Netflix torna finalmente a battere sentieri ben collaudati. Con The Punisher, infatti, lo showrunner Steve Lightfoot riesce a ridare verve ad un franchise televisivo da tempo alla ricerca della giusta quadratura dopo le ottime due stagioni di Daredevil e la prima di Jessica Jones.
Evitando di raccontare la solita storia alle origini, Lightfoot parte dagli eventi ammirati in Daredevil 2 per accompagnare lo spettatore nel viaggio di passione di Frank Castle, un eroe maledetto che da sempre fa della rabbia la sua più grande forza. Nel corso dei 13 episodi il protagonista attraversa un percorso evolutivo, narrativamente parlando, ineccepibile: in The Punisher difatti non c’è solo sangue e sparatorie, si ha spesso il sospetto di condividere col protagonista emozioni come sofferenza, vendetta e rabbia. Dimenticate il giustiziere senza macchia, col potere dell’indistruttibilità, il Frank Castle di The Punisher è fatto di carne e sangue, ma soprattutto con una psiche rovinata dalla perdita della famiglia e dal ricordo degli orrori di guerra. A tal proposito, facciamo un plauso a Lightfoot per aver sfruttato in maniera geniale, e non superficiale, il tema del disturbo post-traumatico degli ex soldati tornati dal fronte di guerra.
Di buona fattura anche la regia episodica, ovviamente passata di mano in mano nel corso della stagione, il lavoro svolto a tal proposito su The Punisher rende scorrevole la visione, ed impressiona sia durante le sequenze più concitate (ce ne sono davvero tante) che in quelle relativamente tranquille. La miscela narrativa è ben gestita, così come lo sviluppo dei singoli personaggi e delle dinamiche che legano gli uni agli altri.
La caratterizzazione del protagonista è eccelsa, il Frank Castle interpretato da Jon Bernthal, qui forse alla sua migliore interpretazione in carriera, è realistica e straordinariamente di qualità. L’attore regala una prova di spessore, il suo personaggio è enormemente stratificato, il che rende il suo sforzo artistico impressionante. Manca un villain di spessore, non ce ne voglia il pur bravo Ben Barnes, ma il suo Russo non soddisfa, e a questo proposito attendiamo al varco della prossima stagione miglioramenti su questo aspetto. Nel cast vogliamo elogiare le discrete interpretazioni di Amber Rose Revah, interessante la sua Madani, e di Ebon Moss-Bachrach che, con il suo “Micro”, si erge come ottima spalla per il protagonista.
In conclusione possiamo tranquillamente definire The Punisher, la resurrezione dell’universo televisivo Marvel su Netflix. Non resta che attendere le prossime stagioni di Luke Cage, Jessica Jones e Daredevil, attualmente in via di sviluppo.
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