Questa è la recensione di Mercy, un film prodotto da Netflix, diretto da Chris Sparling, ed interpretato da James Wolk e Tom Lipinski.
Un uomo riesce a raccogliere tutti i suoi figli al capezzale della moglie, oramai malata terminale. La decisione, per quanto sofferta, è semplice: continuare a sperare nel miracolo o staccare la spina del macchinario che la tiene in vita. Cosa potrebbe andare peggio? Tutto.
Prima di diventare il grande colosso produttivo quale è tutt’oggi, Netflix ha dovuto attraversare un periodo poco incline alla qualità, la grandezza d’altro canto si raggiunge anche così. Mercy, senza girarci troppo intorno, rappresenta uno di quei primi esperimenti non riusciti. Il film diretto da Chris Sparling fallisce sia dal punto di vista registico che da quello sceneggiativo, finendo per rompere tutte le buone premesse palesate nella prima mezz’ora di visione.
Fondamentalmente, il difetto maggiore di un film come Mercy è la mancanza di una storia degna dell’attenzione del pubblico pagante. Non ce ne vogliano gli amici di Netflix, e neppure il povero regista, ma ciò che ne esce fuori a fine visione è un resoconto banale basato sull’avidità delle persone, quando ovviamente ci sono dei soldi di mezzo. Chiudiamo la nostra disamina con la poco convincente caratterizzazione dei singoli personaggi, per nulla realistici e, tra l’altro, accompagnati da battute fortemente stereotipate. Un vero peccato per il cast che, seppur poco conosciuto, ha messo in mostra del potenziale.
La fortuna dei clienti di Netflix è che dal 2015 il colosso dello streaming sembra davvero aver ingranato una marcia diversa, e le produzioni sembrano averne guadagnato in qualità.
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