E’ appena uscita nelle sale Come un Gatto in Tangenziale, commedia tutta italiana diretta da Riccardo Milani. Nel cast del film ambientato nella periferia romana Antonio Albanese e Paola Cortellesi. Questa è la nostra recensione.
Monica e Giovanni rappresentano i due estremi della gerarchia sociale. Lei è un’ex cassiera che vive in un fatiscente alloggio popolare all’estrema periferia ovest di Roma. Lui è un distinto e affermato professionista, con un elegante appartamento nel Centro Storico, che lavora come funzionario presso la Commissione Europea. Per una serie di circostanze casuali, i due figli adolescenti di Monica e Giovanni si innamorano, costringendo i protagonisti a conoscere l’uno la realtà dell’altra. Tra risate e peripezie varie, i due cercano finalmente di eliminare paraocchi e pregiudizi per avvicinare due mondi.
Quella di Come un Gatto in Tangenziale è una trama a cavallo fra risate e problemi concreti che prende chiaramente ispirazione dal grande filone della commedia francese degli ultimi dieci anni, sempre molto impegnata sul tema del sociale e dell’incontro tra differenti culture e ceti economici. Gli spettatori noteranno infatti subito assonanze con pellicole transalpine come Quasi Amici o Giù al Nord.
Per carità, nulla di male nel trarre ispirazione da lavori ben fatti sebbene, chiariamolo subito, l’ultima fatica del regista Riccardo Milani è sicuramente una pellicola divertente, ma come impegno e profondità narrativa non si avvicina neanche lontanamente alle grandi commedie francesi o alle migliori espressioni di quelle italiane. Un peccato, considerando il valore di attori come Antonio Albanese e Paola Cortellesi, entrambi molto bravi e perfettamente calati nel ruolo.
Proprio la bravura dei protagonisti fa si che alcune singole scene risultino molto divertenti, esilaranti, altre molto toccanti, riflessive. Il problema è che nel complesso la trama non sta in piedi ed è piena di forzature narrative assai lontane dalla realtà che il regista vorrebbe raccontare. Mentre il mondo dei borghesi, dei radical chic, potrebbe essere considerato abbastanza fedele alla realtà delle cose, lo stesso non si può dire per l’universo delle persone meno abbienti.
Le case popolari ed il loro mondo sono raccontate con un mix di macchiette, volgarità e storpiature che provocano, ogni tanto, qualche sporadica risata, ma che non colgono affatto la realtà delle cose. I personaggi secondari sono eccessivamente stereotipati. Spesso, come detto, riescono a far ridere, ma la loro storia non trasmette nulla a chi sta vedendo il film. L’esemplificazione di questo problema è rappresentata dall’ex galeotto e marito di Monica, Sergio, interpretato da Claudio Amendola.
Onestamente credo di aver visto poche volte un personaggio più insulso, stereotipato e caricaturale di questo. Una sorta di caricatura del romano di periferia con i tatuaggi e la fama del coltello facile che sputa sentenze e frasi banali. Da romano l’ho trovato veramente ridicolo e poco realistico.
Un vero peccato queste forzature. Il film infatti sarebbe di per se un ottimo prodotto che ha l’audacia di introdurre tematiche molto interessanti e ancora poco affrontante dal cinema. In particolare ho apprezzato parecchio gli accenni alla perdita di tanti posti di lavoro causati dalla meccanizzazione. Ancor più interessante l’accento che viene posto sull’ipocrisia del mondo radical chic, che spesso si riempie la bocca con parole a favore dei meno fortunati, per poi rilevarsi un universo estremamente classista e razzista.
Purtroppo questi buoni propositi non bastano rendere Come un gatto in tangenziale una grandissima commedia italiana, ma sono più che sufficienti per regalare due ore di divertimento alla maggior parte degli spettatori.
IN SINTESI.
COME UN GATTO IN TANGENZIALE E’ UNA COMMEDIA RICCA DI SPUNTI E IDEE INTERESSANTI CHE, PURTROPPO, CADE SPESSO NEL CLICHE’ E NELLA BANALITA’. UN VERO PECCATO CONSIDERANDO LA BRAVURA DEGLI ATTORI E L’ORIGINALITA’ DELLA TRAMA.
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