Il maestro dell’horror John Carpenter compie oggi 70 anni
I film di John Carpenter hanno contribuito a creare un immaginario collettivo che, tra gli anni ’70 e ’80, ha nutrito la fantasia di milioni di spettatori. Oggi il regista compie 70 anni e noi di Universal Movies gli rendiamo giustamente omaggio.
Nato a Carthage (New York) nel 1948, Carpenter eredita dal padre la passione per la musica; passione che lo porterà a comporre anche le colonne sonore di alcuni suoi film in futuro. Insieme all’amico Nick Castle – interprete del villain Michael Myers nel primo Halloween – Carpenter sceneggia The resurrection of Broncho Billy che vince l’Oscar come miglior cortometraggio nel 1971.
Su uno script di Dan O’ Bannon, Carpenter esordisce alla regia nel 1974 con Dark Star, uno sci-fi satirico che ironizza sul capolavoro di Kubrick 2001: Odissea nello spazio. Di due anni successivo è il suo primo capolavoro, Distretto 13 – Le brigate della morte, ispirato al western Un dollaro d’onore.
Nel 1978, Carpenter crea quello che sarebbe diventato un cult dell’horror nel suo versante slasher, ovvero Halloween – La notte delle streghe con un cattivo d’antologia e con alcune sequenze strabilianti come il piano-sequenza iniziale.
Dopo Fog, un horror dalle venature fantasy, il regista dirige un altro capolavoro misto di action, western e fantascienza: 1997: Fuga da New York con un memorabile Kurt Russell nel ruolo di Jena Plissken che si aggira in una New York distopica e in cui Carpenter dà sfoggio di tutto il suo amore per il cinema di genere.
Il suo amore per il cinema di genere degli anni ’40 e ’50 trova sfogo in un altro autentico capolavoro horror, remake del film di Howard Hawks, ovvero La cosa che Carpenter rende ancora più ambiguo e destabilizzante.
L’incontro tra Carpenter, maestro dell’horror al cinema, e Stephen King maestro del’horror letterario era inevitabile e nel 1983 il regista porta sullo schermo il romanzo Christine – La macchina infernale incontrando nuovamente il favore del pubblico. L’anno dopo torna alla fantascienza tout court dirigendo Jeff Bridges in Starman.
Nella seconda metà degli anni ’80, però, il pubblico comincia a voltare le spalle al regista e film come Grosso guaio a Chinatown (1986), Il signore del male (1987) e Essi vivono (1988) – considerati oggi come tra i suoi migliori lavori – sono dei flop. Proprio gli ultimi due citati fanno parte di quella filmografia del regista più politica che lancia messaggi forti contro le istituzioni e la società benestante.
Nel 1995 Carpenter dirige Il seme della follia, ispirato alla letteratura di H.P. Lovecraft e che fa parte della personale Trilogia dell’Apocalisse che comprende i sopracitati La cosa e Il signore del male. Anche in questo caso, però, critica e pubblico gli dicono nuovamente di no.
Per incontrare di nuovo il favore delle major che iniziano a dubitare del suo talento, Carpenter dirige il sequel di 1997: Fuga da New York: ma Fuga da Los Angeles è un sonoro flop.
Carpenter decide dunque di tornare all’horror con Vampires (1998), che mescola influenze horror e western riuscendo a ottenere un discreto successo. Il regista torna alle sue origini riprendendo il genere sci-fi mescolato all’horror con Fantasmi da Marte (2001): ma il risultato al botteghino non copre i costi di produzione e Carpenter va incontro a un altro insuccesso.
Dopo una lunga pausa dal cinema durante la quale dirige un episodio della serie antologica Masters of Horror, Carpenter torna sul grande schermo nel 2011 con The Ward – Il reparto in cui recupera le atmosfere degli horror anni ’70 tanto care al pubblico.
Il cinema di John Carpenter si muove sul mix di generi (western, horror, thriller, action) uniti a una forte denuncia sociale che emerge in superficie rendendo dunque il suo stile unico e da molti imitato.
Concludiamo questo omaggio a John Carpenter per i suoi 70 anni riportando una sua frase che lascia intendere quanto il pubblico europeo sia stato più accorto nel considerarlo un maestro rispetto a quello americano.
“In Francia sono un autore, in Germania un filmmaker, in Gran Bretagna un regista di genere, e negli USA un fannullone.”
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