Recensione The Cloverfield Paradox, il terzo capitolo della saga
Grazie all’accordo tra Paramount Pictures e Netflix, quest’oggi siamo riusciti a vedere attraverso il catalogo del colosso dello streaming il film The Cloverfield Paradox, il terzo capitolo della nota saga sci-fi. Questa è la nostra recensione.
Un gruppo di scienziati parte per una missione spaziale volta a sperimentare una nuova fonte di energia. Dopo due anni di tentativi poco riusciti, un malfunzionamento però li catapulta in quello che sembra sotto tutti i punti di vista un paradosso temporale. Il problema è che le conseguenze non si riflettono solo sull’equipaggio.
Per la regia J.J. Abrams ingaggia il semi-sconosciuto Julius Onah, mentre per il cast fa le cose in grande puntellando ruoli importanti (e meno) con nomi di sicuro favore del pubblico. Alla brava protagonista Gugu Mbatha-Raw, infatti, si aggiungono attori del calibro di David Oyelowo, Daniel Brühl, John Ortiz, Ziyi Zhang ed Elizabeth Debicki. Di certo un gran balzo di qualità rispetto ai poco noti attori ammirati nel primo capitolo.
La storia non presenta grande originalità, ma è ben raccontata da un regista capace di gestire i tanti momenti in cui la confusione sembra prendere il sopravvento. Non mancano – come detto – i riferimenti ai due capitoli precedenti, e quando vengono inseriti non viene fatto con malizia. Lo stile registico di Onah per certi aspetti ricorda quello dei grandi maestri della fantascienza anni novanta, vedi Ridley Scott e James Cameron, ma stiamo parlando di un regista giovane, e solo il tempo potrà dire se certi paragoni possano reggere o meno. Ciò che provoca malcontento in The Cloverfield Paradox è però la sceneggiatura: troppi dialoghi scontati e sequenze ridondanti capaci talvolta di confondere chi assiste allo scorrere delle immagini sullo schermo. Il ritmo è compassato nella prima parte – forse troppo – ma per fortuna raggiunge buoni livelli di tensione verso la fine. A nostro avviso il lavoro svolto con questo titolo avrebbe potuto dare maggiori frutti con una sceneggiatura più accorta.
Il cast di The Cloverfield Paradox riesce spesso a sopperire alla mancanza di dialoghi convincenti. Discreta la prova offerta da Gugu Mbatha-Raw, mentre come sempre efficaci le prove recitative di attori del calibro di David Oyelowo e Daniel Brühl. Volendo trovare un difetto al cast, manca forse quel nome di grido capace di veicolare il prodotto verso una qualità superiore, cosa invece accaduta con 10 Cloverfield Lane, dove John Goodman rappresentava l’ama segreta del regista Dan Trachtenberg.
Esteticamente il film non fa una piega. Nonostante la maggior parte degli eventi hanno come location l’interno di un’astronave, i pochi effetti visivi risultano ben riusciti e per nulla macchinosi. La fotografia di Dan Mindel è pulita e ben curata, d’altro canto J.J. Abrams si è affidato a lui per film come Star Trek – L’inizio, Star Wars: Il Risveglio della Forza e Mission: Impossible 3. Il livello di tensione spesso viene tradito dalla mancanza di una colonna sonora di qualità, un difetto non da poco.
In conclusione possiamo asserire che The Cloverfield Paradox è un discreto prodotto fantascientifico e risponde ad alcune delle domande poste nei primi capitoli. Ci sono ancora molti punti poco chiari nella mitologia della saga Cloverfield, e forse il quarto capitolo dal titolo Overlord potrà gettare luce dove al momento manca. O almeno questa è la speranza!
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