Lunedì 12 febbraio è andato in onda su Netflix l’ultimo episodio si di Star Trek: Discovery e queste sono le considerazioni finali sull’intera prima stagione.
Star Trek: Discovery sin dall’inizio ha creato pareri contrastanti tra vecchi e nuovi fan, i quali hanno digerito a fatica diverse novità. Vuoi per il contrastante divario tecnologico con la TOS, con cui condivide parte della timeline, vuoi per l’aspetto altamente rivisitato dei Klingon, ora rappresentati come feroci alieni, deumanizzati a tal punto da non essere quasi più riconoscibili, se non per il linguaggio e per l’indole sanguinaria che qui in Discovery è forse portata all’eccesso.
Ma stiamo parlando di forma e sostanza o solo di forma?
Noi Trekker durante tutto l’arco narrativo abbiamo attraversato diverse scie emozionali: ci siamo indignati, ma anche meravigliati, abbiamo odiato alcuni personaggi, ma siamo riusciti anche ad amarli. Ci siamo posti innumerevoli domande alle quali abbiamo cercato e ipotizzato risposte ed in alcuni casi siamo rimasti dubbiosi su alcune scelte produttive. I più aficionados alla saga nata nella seconda metà degli anni ‘60 hanno cercato collegamenti ad un canone oramai assodato e, forse, scovato qualche ipotetica incongruenza. Ma una cosa è certa, Star Trek: Discovery ci ha letteralmente fagocitato, incollandoci sullo schermo del nostro televisore per ben 15 episodi.
La stagione è, come si suol dire, “Partita col botto”. Non abbiamo avuto modo di conoscere maggiormente tutto l’equipaggio e le interazioni fra i membri, fulcro essenziale di una serie incentrata sulle avventure di una Nave Spaziale facente parte della Federazione dei Pianeti Uniti. Colpa di una guerra contro gli odiati Klingon, in cui siamo piombati quasi senza accorgercene. Siamo stati destabilizzati dal conflitto e dagli eventi successivi, dalle morti inaspettate e forse in alcuni casi gratuite, ma anche dai lugubri banchetti a cui non avevamo mai assistito prima. Non abbiamo compreso appieno il finale di una guerra che sembrava dover essere la fine di una o dell’altra civiltà.
Star Trek: Discovery è stato uno show incentrato su un unico angolo visivo, quello di Michael Burnham, una scelta registica mai affrontata nell’universo Star Trek, tra l’altro non eravamo abituati ad un racconto serializzato e spalmato in un arco temporale più ampio, tale franchise ci aveva abituati per molti versi a cicli episodici, ad una visione corale e ad un continuo interagire tra i membri dell’equipaggio, saggiamente guidati da leader estremamente carismatici e decisi quali, tra i più rappresentativi, il Capitano James Tiberius Kirk ed il Capitano Jean Luc Picard. Qui invece abbiamo avuto un capitano, Gabriel Lorca, certamente carismatico, ma fin troppo ambiguo, machiavellico e talmente magnetico da mettere in ombra il resto dei protagonisti ed in alcuni casi la stessa Burnham, stella prescelta dello show.
Abbiamo trovato strana la volontà di inserire parte dello show in una dimensione che va tra il mistico ed il fantasy, atipica anche la scelta di creare una atmosfera gotica, tendenzialmente dark e pesantemente influenzata dal Mirror Universe sin dal 3° episodio, in cui vediamo per la prima volta il Lorca. Influenza che non ci ha lasciato neanche nell’episodio finale, in cui l’imperatrice Philippa Georgiou Augustus Laponius Centarius viene lasciata libera di combinare guai nel Prime Universe…. Perché? E’ forse il segno che queste due contrappose dimensioni non viaggiano su linee perfettamente parallele, ma che hanno, ovvero possono avere, diversi punti di contatto? E’ insito nel nostro essere umani dover convivere con aspetti apparentemente slegati e contrari, ma che in realtà sono saldamente connessi? Il Duplicato, episodio della serie classica, docet!
Del resto Alex Kurtzman ci aveva avvertiti:
“La sua storia è estremamente unica e si basa su diverse cose davvero interessanti per la ‘tradizione Trek’……….. Anche se sono sicuro che sarà motivo di grandi discussioni.”
Di episodio in episodio la serie ha assunto una sua caratterizzazione unica e, autocitandomi, affermo con forza la sua notevole crescita:
“sia in termini di suspense che nei collegamenti e riferimenti al canone a cui, doverosamente, una serie targata Star Trek deve essere saldamente ancorata”.
Questo forte legame è stato ulteriormente consolidato nell’episodio conclusivo che sapientemente, ma anche in maniera quasi ruffiana, ha saputo muovere le giuste corde per risvegliare in noi forti sentimenti, forse mai sopiti, mostrandoci la mitica USS Enterprise NCC 1701 del capitano Christopher Pike e di un giovane ufficiale chiamato Spock.
Ma detto questo, cosa ci possiamo aspettare da una seconda stagione che, a detta della produzione, dovrebbe connettersi maggiormente alla mitica TOS? Vedremo sicuramente un nuovo capitano seduto sul ponte di comando, assodato che il povero Saru non potrà esserlo, Michael Burnham è stata finalmente reintegrata nell’equipaggio, la propulsione a spore è stata abbandonata per quella più tradizionale alimentata dai cristalli di dlitio, ma le domande che ci poniamo sono ancora tantissime:
- La figura di Paul Stamets come potrà mutare?
- Il cadetto Tilly, insieme alla misteriosa spora poggiatasi sulla sua spalla, che ruolo avrà?
- Il Burnhamcentrismo sarà (aggiungo “speriamo”) abbandonato?
- Burham e Spock potranno finalmente incontrarsi?
- Quale sarà il ruolo della USS Enterprise e come potrà interagire con la Discovery? O questa apparizione sconvolgente ed inaspettata deve essere considerata solo come un cameo fine a se stesso?
- Cosa combinerà la nostra Georgiou Augustus Laponius Centarius?
- Rivedremo Gabriel Lorca nella versione speculare o in quella “prime”?
- Il rapporto tra Tyler/Voq e L’Rell come potrà svilupparsi e quale sarà la loro relazione con la federazione?
- Nei viaggi esplorativi della Discovery, con la speranza che possano essere non solo belligeranti, incontreremo un giovane tenente comandante di nome James Tiberius Kirk a bordo di chissà quale nave?
Ebbene, le riprese della seconda stagione inizieranno ad aprile e quindi, con molta probabilità, nel prossimo autunno potremo assistere alle nuove avventure di questa fantastica saga targata Star Trek che non smette di stupirci e di fare in modo che possa essere amata.
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Sinceramente ho trovato il tutto talmente debole e scialbo in termini di sceneggiatura e caratterizzazione dei personaggi da inserire Discovery nel novero delle serie “sì, la guardo se proprio al momento non ho di meglio”.
Per fortuna la space opera è ben difesa al momento da The Expanse.
Caro tyreal76 cosa posso dirti, ognuno di noi ha le proprie opinioni e i propri gusti ed, oltretutto, ognuno di noi e liberissimo di poterli esprimere. Spero solo che la Seconda Serie di Discovery possa sanare gli indubbi malumori di una grossa fetta di Trekker, anche se la Prima Stagione ha il sicuro merito di aver portato nuova linfa vitale ad un franchise televisivo creduto morto.