Il catalogo del colosso dello streaming Netflix ha rilasciato nei giorni scorsi Cargo, uno zombie movie di produzione australiana interpretato da Martin Freeman. Questa è la nostra recensione.
La popolazione mondiale è ormai al collasso. Un virus trasforma le persone in zombie, costringendo i pochi superstiti a lasciare le grandi città per le zone meno popolose del pianeta. Cargo è ambientato in una delle zone rurali del continente australiano, con protagonista un padre (Martin Freeman), oramai infetto e prossimo alla trasformazione, in cerca di un posto sicuro per la sua bambina.
Il sottogenere zombie movie negli ultimi anni ha subito una importante evoluzione narrativa, esso ha difatti abbandonato l’idea di mostrare la terrificante distruzione del genere umano, per dare spazio a storie intime, talvolta crude, ma pur sempre emotivamente potenti, dove il destino di pochi ha valore sopra ogni cosa, estinzione umana inclusa. Sotto questo punto di vista, Cargo va ad inserirsi perfettametne in quel filone di film che ha avuto il merito di ritagliarsi un piccolo spazio nella memoria degli amanti di questo sottogenere; a tal proposito vogliamo citare film come Contagious – Epidemia mortale (con Arnold Schwarzenegger) e La Ragazza che Sapeva Troppo, entrambi apprezzati da pubblico e critica, e non per i soliti motivi.
I registi Ben Howling e Yolanda Ramke, con Cargo, adattano sul grande schermo un cortometraggio – da loro scritto e diretto nel 2013 – fortemente incentrato su valori come la famiglia e la speranza, mettendo solo sullo sfondo la battaglia del pianeta per la sopravvivenza. Ovviamente l’ossatura narrativa del film non sembra godere di grande originalità, ma è forse l’intimità con cui la storia viene raccontata a suggerire che Cargo in effetti porta con se tutte le giuste carte per essere uno zombie movie di pregevole fattura.
Tralasciando il modo abbastanza banale con cui inizia la triste avventura di un padre oramai prossimo alla trasformazione in zombie, il Cargo della coppia Howling/Ramke sposta accuratamente l’attenzione dalla terribile infezione che sta decimando la popolazione all’emozionante corsa contro il tempo del protagonista, mai domo nonostante le avversità, e pronto a tutto per dare un futuro a sua figlia lontano da lui. Va da se che grande merito della riuscita di questa pellicola va assegnato ad un Martin Freeman oramai sempre più affidabile. Il suo spessore artistico cresce di pellicola in pellicola, e con Cargo dimostra di avere spalle forti abbastanza da meritarsi ruoli sempre più difficili. Di grande impatto anche la scelta della location, le sconfinate zone rurali australiane a tal proposito donano al film un’aura quasi mistica, dove a scontrarsi sono tradizione, misticismo e angoscia.
Cargo non è esente da difetti, ma poggia su fondamenta solide e riesce ad emozionare toccando le giuste corde. Fa nulla infatti se il racconto talvolta si snocciola troppo lentamente, come non è un problema se la recitazione di tutti coloro che non si chiamano Martin Freeman non sembra essere di qualità, questo a nostro modesto valore è un buon film che va visto senza ombra di dubbio.
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