La prima cosa che ha colpito gli spettatori presenti alla proiezione di Il Primo Uomo (First Man), il film di Damien Chazelle che ha inaugurato la 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è l’impatto completamente diverso rispetto al precedente lavoro di Chazelle ovvero La La Land.
Se nel musical la macchina da presa vorticava intorno ai personaggi per ricreare quel fascino d’altri tempi e sognatore, nel raccontare la storia di Neil Armstrong, Chazelle ha optato invece per uno stile distaccato – fin quasi freddo – al fine di mostrare allo spettatore l’umanità, la fragilità e gli aspetti più profondi dell’anima di Armstrong, il primo uomo (da cui il titolo) a mettere piede sulla Luna.
In molti hanno notato e captato la numerose citazioni da film simili – uno su tutti Apollo 13 – ma Chazelle (che di citazioni se ne intende, basti guardare La La Land) le ha fatte sue e le ha usate per far immergere lo spettatore nello spettacolo e fargli provare le stesse paure e gli stessi sentimenti del protagonista interpretato da un perfetto Ryan Gosling.
Un film probabilmente non perfetto nel complesso, ma tremendamente affascinante e in grado di inchiodare lo spettatore alla poltrona fino alla fine, nonostante la conoscenza pregressa degli eventi narrati.
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