l'arrivo di wang recensione

Il Cinema Invisibile – La Recensione di L’Arrivo di Wang, dei Manetti Bros

Nell’accattivante cornice dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ed a conclusione del ciclo Avvistamenti – la rassegna cinematografica organizzata dal VI Municipio, dall’Istituzione Biblioteche di Roma e dalla stessa ASI – abbiamo assistito alla proiezione de L’Arrivo di Wang, film poco conosciuto dei Manetti Bros, interpretato da un bravo Ennio Fantastichini.

Al dibattito svoltosi a fine proiezione, hanno partecipato gli stessi registi, l’astrofisico Amedeo Balbi ed il critico Marco Spagnoli. Questa la nostra recensione.

Il Film

La giovane e brava interprete della lingua cinese Gaia (Francesca Cuttica) riceve una strana telefonata. Le viene offerta la possibilità di realizzare un cospicuo guadagno se si renderà disponibile a fare da interprete senza chiedere chi siano i personaggi che richiedono i suoi servigi. Andrà a prenderla una macchina per accompagnarla in un luogo segreto in cui dovrà fare da tramite fra Curti (Ennio Fantastichini) e un cinese di nome Wang, accusato di non si sa quale misterioso crimine. Nello stupore della traduttrice, il colloquio si svolgerà nel buio più assoluto.

La Recensione

Film girato a basso costo, ma non per questo prodotto scarso, L’arrivo di Wang nella sua semplicità pone molteplici interrogativi e spunti di riflessione. Ottima la scelta di Marco e Antonio Manetti di far parlare cinese Wang, d’altro canto è la lingua più diffusa al mondo e, probabilmente, una razza aliena che si avvicina al nostro pianeta per cercare di ottenere il risultato migliore in ottica di “primo contatto” cercherà di utilizzare la lingua che ritengono la più universale sulla Terra.

Tale scelta di Idioma non è legata solo al mondo cinematografico, anche in un romanzo fantascientifico di Danilo Clementoni, anch’esso poco noto al grande pubblico, gli alieni in visita sceglieranno ugualmente il cinese mandarino, perché, come viene spiegato, è la lingua parlata da un sesto della popolazione mondiale.

L’alieno nudo serve a rendere ancor di più nel pubblico il senso di viscido e lontano dalla nostra percezione di un essere vivente, ciò permette di creare un personaggio ambiguo e che crea diffidenza fino all’ultima scena.

I due protagonisti saranno l’espressione di ciò che potrebbe significare per noi l’arrivo di un contatto alieno, da una parte Curti che vede in Wang solo un nemico da combattere, dall’altra Gaia, che reputa l’essere una vittima del sistema e pone in lui una fiducia incondizionata.

Fino alle ultime sequenze non si riesci a capire chi dei due è meritevole di ragione, e tale suspense rende il film godibile, nonostante i limiti di budget.

Il film è ambientato a Roma perché, a detta dei registi, la città eterna è unica al mondo e non è possibile pensare che un film di fantascienza debba essere per forza ambientato a New York, anche se la vicenda di Wang, come si scoprirà, non è legata solo alla nostra capitale, ma sarà distribuita in più parti del mondo.

Bene i protagonisti con una recitazione corretta e intensa, tenendo presente che il novanta percento del film si svolge all’interno di un’unica stanza. Bene gli effetti speciali che, nonostante siano a basso costo e datati, sono godibili e ben inseriti nelle scene.


Dal dibattito è emersa una certa somiglianza fra il film in questione e Arrival, film del 2016 di Denis Villeneuve. L’arrivo di Wang è stato presentato nel 2011, e nonostante abbia avuto poco impatto sul pubblico ha invece varcato l’oceano ed è giunto fino ad Hollywood, dove ha stuzzicato chi di dovere ed ha portato i registi ad essere contattati per un remake statunitense. La contrattazione è andata avanti per un po’, come riferito da Marco Manetti, per poi naufragare quando si era giunti quasi alla fine ed alcune story-board erano state già definite. Fatto sta che Arrival, prende spunto sì dal romanzo di Ted Chiang, ma da questo si distacca quasi subito, andando a prendere un canale che ha molto in comune con il film italiano.

Prodotti come questo e come Lo Chiamavano Jeeg Robot non debbono essere mosche bianche nella cinematografia italiana, ma dovrebbero essere fari che la portino a recitare un ruolo importante nel panorama internazionale.


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