La recensione de “Il Pianeta Proibito”, il cult fantascientifico del 1956
Oggi voglio parlarvi di un film di fantascienza prodotto da oramai circa 60 anni, ma di una modernità assoluta: Il Pianeta Proibito.
Il Pianeta Proibito uscì nelle sale per la prima volta nel 1956 e rivoluzionò, senza dubbio, la fantascienza alla quale, sino ad allora, eravamo abituati: alieni dai costumi posticci, banali creature mostruose che invadevano la terra o che si impossessavano delle nostre menti, razzi spinti da propulsori a “fiammella” o dischi volanti sorretti da fili più o meno visibili.
Certamente erano tempi in cui la tecnologia non permetteva gli attuali trucchi cinematografici, ma con questa pellicola, il cui titolo originale è “Forbidden Planet”, venne fatto un grandissimo balzo in avanti sia nelle ambientazioni e sia negli effetti visivi, ma anche e soprattutto nella trama ed in una colonna sonora assolutamente strepitosa ed innovativa, tra i primi esempi di musica elettronica sperimentale.
La storia, liberamente inspirata alla commedia shakespeariana “La Tempesta”, è ambientata nel 2200, dove non esistono più nazioni distinte politicamente , ma la terra è governata da una federazione unica ed il progresso ha raggiunto notevoli traguardi, specialmente nella possibilità di effettuare viaggi interplanetari a bordo di navi spaziali che raggiungono la velocità della luce. In questo contesto, una spedizione, composta da un gruppo di uomini capitanata dal Comandante Adams (un giovanissimo Leslie Nielsen), a bordo di un incrociatore spaziale si dirige verso Altair-4, con lo scopo di ricercare eventuali superstiti di una missione inviata 20 anni prima proprio su questo antichissimo pianeta, abitato precedentemente da una civiltà altamente progredita: i “Krell”.
Una fantascienza non fine a se stessa, in cui il pericolo di autodistruzione, dovuto ad una folle rincorsa del progresso, viene prepotentemente sottolineato, in cui i nostri incubi ed il nostro inconscio vengono materializzati in un mostro invisibile, in un fantasma che può decidere della nostra esistenza o della nostra morte. Un film che analizza, secondo le teorie freudiane, il nostro intimo, le nostre angosce e le nostre paure più profonde.
Lo stesso Gene Roddenberry dichiarò di essersi largamente ispirato nella costruzione del suo equipaggio, nelle ambientazioni e nelle avventure della sua Serie Classica proprio a questa pellicola. Infatti è qui che vediamo per la prima volta uno smaterializzatore, il cui effetto richiama il teletrasporto di trekkiana, i phaser e i comunicatori diventati poi familiari in Star Trek.
Anche Kubrick, nel suo 2001 Odissea Nello Spazio, prese spunto per “Al 9000” proprio da “Roby“, il famoso robot vagamente antropomorfo che apparve per la prima volta in Il Pianeta Proibito e che divenne una vera e propria Star.
Ma altre similitudini le possiamo trovare nella Sci-Fi più attuale come in Alien, un essere che si alimenta e cresce nel nostro interno, sino a portarci alla morte.
Nel 2008 si parlò anche di un remake, che avrebbe dovuto prevedere anche un prequel ed un sequel, una trilogia, quindi, per la quale la Warner Bross ingaggiò per la scrittura Michael Straczynski e alla regia sembrava essere stato individuato James Cameron. Il progetto però, a quanto pare, sembra essere stato abbandonato, almeno per il momento.
Il Film, prodotto dalla Metro-Goldwyn-Mayer fu diretto da Fred MacLeod Wilcox.
Il cast era così composto:
- Walter Pidgeon – Dr. Edward Morbius
- Anne Francis – Altaira Morbius
- Leslie Nielsen – Comandante John J. Adams
- Warren Stevens – Lt. “Doc” Ostrow
- Jack Kelly – Lt. Jerry Farman
- Richard Anderson – Quinn
- Earl Holliman – Chef
- George Wallace – nostromo
- Robert Dix – Crewman Grey
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