Prodotto e sceneggiato da Peter Jackson, nome altisonante per il genere fantasy, Macchine Mortali è approdato in sala il 13 dicembre. Questa è la nostra recensione.
Il film porta sul grande schermo l’adattamento del romanzo per ragazzi Mortal Engines di Philip Reeve. Il pianeta, nel futuro remoto immaginato dallo scrittore, si presenta privo di ogni confine e di ogni nazione e popolato unicamente dalle Città Trazioniste. Queste megalopoli su ruote si muovono come enormi robot alla conquista delle città più piccole con l’obiettivo di inglobare al loro interno schiavi e risorse. Londra è, tra queste, la città più vasta, un mostro meccanico gigantesco capeggiato da St. Paul Cathedral e pilotata dalla cabina di comando dal sindaco Thaddeus Valentine, il villain assetato di potere.
A contrastare lo stradominio delle Città Trazioniste, c’è la Resistenza guidata da Anna Fang. Il suo personaggio, dai tratti somatici inspiegabilmente orientali, compare solo alla metà film e avrà essenzialmente il ruolo di aiutare i due giovani protagonisti, la ragazza ribelle Hester Shaw e il suo improvvisato amico Tom Natsworthy, ricercatore appassionato di old-tech (la tecnologia dei giorni nostri, in un mondo in cui il 2018 è ormai preistoria), a fermare le mire espansioniste di Valentine.
I presupposti per un buon film young adult ci sono tutti, a partire da Jackson che cura la sceneggiatura, dalla materia prima letteraria da cui il film trae origine e soprattutto considerando il fatto che il genere cinematografico young adult sta spopolando da qualche anno a questa parte. Basti pensare ai successi di pubblico come Twilight e Hunger Games, o ancora al più recente Divergent.
Macchine Mortali, tuttavia, non raggiunge i livelli qualitativi che si sarebbero attesi da tutte le carte in regola presentate e, nonostante il notevole aspetto legato agli effetti speciali, delude in termini di intreccio narrativo e spessore dei personaggi.
Il film si apre subito con una scena ad alta tensione che coinvolge le due entità urbane in stile Transformers lanciatesi in un inseguimento molto serrato, con tanto di precipizi e territori scoscesi in uno scenario terreste brullo e desolato. L’incipit è dunque in medias res: catapulta lo spettatore nel bel mezzo delle vicende, senza premesse, preamboli o scene preparatorie. Ottima trovata, quasi necessaria, per un fantasy di questo tipo; il punto è che questo “scaraventare lo spettatore” avviene per tutto il film, senza che il pubblico abbia la possibilità di orientarsi nella trama e soprattutto negli spazi futuristici e inconsueti in cui si svolgono gli eventi.
Intreccio narrativo confuso, fin troppo complesso e a tratti scontato. La trama scade spesso in espedienti del tutto prevedibili, dialoghi privi di spessore e personaggi introdotti quasi da nulla per poi sparire molto sbrigativamente. E non ci si aspettava un approfondimento psicologico da un film del genere, dove la recitazione non spicca in attori di gran calibro, ma di certo un’accozzaglia di personaggi e un minestrone di relazioni tra loro non aiutano a far scorrere una trama intricata e aggrovigliata.
Nonostante il ritmo incalzante di tutta la pellicola, Macchine Mortali si rivela noioso e difficile da seguire. Lo spettatore non riesce ad appassionarsi e ad entrare nelle vicende, articolate e presentate con eccessiva superficialità, come se non ci fosse tempo per soffermarsi sugli snodi principali.
Nella parte tecnica niente da dire: gli effetti speciali e le scene di battaglie e inseguimenti sono realizzate a dovere, quasi da meritarsi una proiezione in 3D.
In sostanza, anche se in fondo si tratta di un prodotto per ragazzi, si poteva fare di meglio, molto di meglio.
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