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Taormina 62 – Claudio Santamaria parla del successo di Lo Chiamavano Jeeg Robot

Pare che molti conoscano Claudio Santamaria solo per l’ultimo film.

“Guarda chi c’è, quello che ha fatto il come si chiama Robot!”.

Ma lui consapevole di essere un attore rodato, con la modestia di un giovane e il temperamento di un vecchio, parla al pubblico del Taormina Film Fest 2016.

Lo chiamavano Jeeg Robot è un all-in nel tavolo da gioco del cinema italiano. Dove ci stanno nuovi e vecchi che di sperimentare non hanno proprio avuto voglia. “Dopo aver mandato la sceneggiatura a produttori italiani, nessuno accettò”. Finchè Rai cinema decide di sedersi al tavolo da gioco. O la va o la spacca.

Racconta di aver letto la sceneggiatura dell’amico storico Mainetti in vacanza. Rimasto folgorato dal coraggio decide di accettare. “Zi’ devi fa’ er provino però” gli dice l’amico regista. E contemporaneamente fa il provino per due film: il secondo è “Torneranno i prati” di Ermanno Olmi, per il ruolo del maggiore. Come poteva dire di no a Olmi? Quindi l’amico Mainetti con un film scritto da anni e anni e pronto per essere girato aspetta il romano Jeeg Robot.

Sul film che gli ha fatto accaparrare un David di Donatello dice che ha una struttura classica, quella dell’eroe che attraverso l’amore e la relazione con il prossimo, capisce che aiutare l’altro è una cosa importante. Aggiunge che alla parola eroe è connessa la parola sacrificio. Quando la vita toglie ti toglie una persona che ami, quando non avresti nessun motivo, in quel momento ti dona agli altri.

Mainetti non trovava niente in Santamaria del personaggio Enzo Ceccotti. Quindi decidono di lavorare sul personaggio. “Ingrassare di 20 kg mi faceva sentire in modo diverso” confessa l’attore romano. “Il mio personaggio non fa giri di parole, si esprime in modo diretto, più animale”.

Poi racconta che durante la preparazione del ruolo sono anche andati allo Zoo. Guardava gli orsi, ma non capiva cosa c’entrassero col suo personaggio. Ma solo quest’animale poteva essere: perché Enzo non corre libero nel bosco, Enzo è anestetizzato nel suo appartamento. Quindi in gabbia.

I poteri  di un supereroe vengono dati all’ultima delle persone immaginabili, ad un disilluso delinquentello di periferia, che la prima cosa che fa è per se stesso: ruba un bancomat. Chiuso in un mondo grigio, nel quale entra Alessia con il suo arcobaleno, figlia di un criminale.

Sul genere in cui categorizzare il film non è convinto. “Non saprei in che genere metterlo, è una storia d’amore, ma non è un film sentimentale” sputa il Dandi di Romanzo Criminale.

E su Lo chiamavano Jeeg Robot 2?

“Se gli autori troveranno una conflittualità interiore del personaggio tale da poter creare una storia, solo allora si farà il seguito”.


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