Star Trek: Discovery è tornata. Netflix ha rilasciato oggi il primo episodio della seconda stagione, intitolato Brother, e ogni venerdì verrà pubblicata una nuova puntata.
La premessa è quella di sempre: questo articolo non è una vera recensione, rispecchia piuttosto le idee ed i deliri di un vecchio trekker. ATTENZIONE. CONTIENE SPOILER.
Dopo l’insulso episodio finale della scorsa stagione, Star Trek: Discovery riparte proprio con un riassunto di ciò che è accaduto negli ultimi quindici episodi. Beh direte voi…tutto normale. Ebbene io invito tutti caldamente a non skippare il riassunto, che rappresenta in maniera esemplificativa il NULLA COSMICO che è stata la prima stagione: klingon cattivi, super Burnham li fa secchi, tutti felici e contenti. FINE.
Non che, terminato il riassunto, questo nuova e attesissima seconda stagione di Star Trek: Discovery parta col botto…anzi. I primi dieci minuti buoni sono occupati dai consueti deliri pseudo profondi della perennemente incazzata Michael Burnham, interpretata da Sonequa Martin-Green.
Poco dopo, ad interrompere la ninna nanna, arriva la grande aggiunta all’equipaggio di quest’anno, il nuovo capitano, Christopher Pike, interpretato Anson Mount. Già dalle primissime scene si capisce che Mount è rimasto ai tempi della serie Hell on Wheels, quando rivestiva i panni di uno scorbutico pistolero del West. Questo capitano Pike parla infatti come John Wayne, ed è un misto tra Kirk il buon Lorca. Vediamo come si svilupperà il personaggio nel futuro.
Terminata questa lunga (e noiosa) fase di dialoghi, parte la fase più action dell’episodio, che vede la Discovery intenta nel salvataggio di una nave della federazione precipitata su un asteroide. Purtroppo, ad esclusione di una serie di effetti speciali veramente fantastici, c’è veramente poco di innovativo o quanto meno di trekkiano.
Grazie ad una Burnham sempre più mattatrice UNICA della serie, la Discovery porta a termine la missione e fa salire a bordo altri due membri dell’equipaggio di sesso femminile. A questo punto si va sempre più profilando una sorta di discriminazione al contrario: in Star Trek: Discovery, oramai NON CI SONO PIU’ UOMINI. Più che una nave spaziale sembra un collegio femminile. Credo si stia esagerando con il politically correct.
La parte finale, ahimè, è di nuovo segnata dalle sonnolente visioni di una Burnham che sproloquia riguardo il suo fratello adottivo Spock, il quale ha lasciato l’Enterprise per una missione di non meglio specificata natura, in cerca di anomalie spaziali.
Se il buongiorno si vede dal mattino, per me la seconda stagione di Star Trek: Discovery, parte con il buio pesto.
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