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Star Trek: Discovery stagione 2 – Recensione Episodio 8

L’episodio 8 di Star Trek: Discovery, stagione 2, è appena sbarcato su Netflix e si intitola Se Ricordo Bene. Ecco l’opinione di un vecchio trekker. PUO’ CONTENERE SPOILER.

Se Ricordo Bene è un episodio lungo, quasi un’ora, che mette parecchia carne al fuoco e segna un importante avanzamento nella trama principale di questa seconda stagione di Star Trek: Discovery. Tutta la puntata è all’insegna dell’amarcord e di un omaggio alla serie originale degli anni sessanta. La trama è infatti ambientata sul pianeta di Talos IV, dove oltre cinquant’anni fa si svolse la storica puntata Lo Zoo di Talos, che aveva come protagonisti proprio il capitano Pike e i telepatici abitanti del pianeta.

Molti storici fan della serie originale apprezzeranno questa riconnessione con il passato di Star Trek. Io stesso ne sono felice, ma ogni tanto mi chiedo se non si stia esagerando con gli omaggi al passato, a spese di idee, personaggi e mondi nuovi, elementi in cui questa seconda stagione di Discovery, nettamente migliore della prima, continua ad essere carente.

L’episodio è dedicato quasi interamente al personaggio di Spock, interpretato da un Ethan Peck piuttosto convincente nel primo episodio in cui si trova a recitare per davvero, a dialogare e non a delirare solamente, in preda alle turbe mentali dei vulcaniani. Spock è un personaggio complesso, più volte abusato e riciclato nel corso dei decenni dai vari sceneggiatori di Star Trek, ma questa versione, almeno per ora, non sembra male.

Aiutato dalla telepatia del Talosiani, Spock mostra a Burnham i suoi ricordi riguardo l’angelo rosso e spiega come questo sia un umano, un alleato che sta cercando di cambiare il futuro dell’universo, altrimenti destinato alla distruzione. Non si tratta sinceramente di una trama così innovativa e originale, ma cercare di cambiare il futuro intervenendo su passato è sempre stato un grande classico di Star Trek e vediamo cosa esce fuori con il proseguo delle puntate.

La parte secondaria dell’episodio è dedicata alle turbe del redivivo Dottor Culber, in preda ad una crisi isterica e determinato ad uccidere il tenente Ash Tyler, responsabile della sua morte nella prima stagione. Ho trovato sinceramente la scena della loro scazzottata abbastanza patetica. Il Dottor Culber, interpretato da Wilson Cruz, continua ad essere un pirandelliano personaggio in cerca d’autore. E’ completamente avulso alla trama principale ed esiste solo in quanto gay ed in quanto resuscitato. Non ha mai fatto il dottore della nave per un secondo. Mah…

Infine, ancora una volta, un plauso ad effetti speciali da urlo. La U.S.S. Discovery che entra ed esce dalla curvatura è uno spettacolo per gli occhi. Seppur in poche immagini, il pianeta Talos IV è un mondo assolutamente credibile. Se c’è un comparto dove Star Trek: Discovery ha superato tutti i predecessori, l’unico a mio giudizio, è quello tecnico.



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