Netflix ha appena rilasciato l’episodio numero 13 della seconda stagione di Star Trek: Discovery, intitolato Un dolore così dolce. Vi dico la mia su questa puntata ricca di spunti ed avvenimenti. ATTENZIONE, PUO’ CONTENERE SPOILER.
Un dolore così dolce, lo dico subito, è forse l’episodio visivamente più bello che sia mai stato pubblicato nella storia di Star Trek, film inclusi. Gli effetti speciali sono clamorosi, spettacolari senza però andare mai oltre il canone di Star Trek. Molti appassionati, me incluso, avranno avuto i brividi nel vedere l’avvicinamento tra la U.S.S. Discovery e l’Enterprise. STUPENDO.
Anche gli interni della U.S.S. Enterprise sono stati ricreati in maniera fantastica, riuscendo a risultare moderni ma allo stesso tempo fedeli alla tradizione della Serie Originale di fine Anni Sessanta. Stesso discorso per le meravigliose uniformi colorate, immensamente superiori alla noia di quelle indossate dall’equipaggio della U.S.S. Discovery.
L’episodio non è bello solo visivamente. Vi sono infatti dei momenti molto avvincenti ed emozionanti, soprattutto all’inizio della puntata, con l’abbandono della Discovery, poi abortito. A tal proposito ho visto, ancora una volta, un Anson Mount STREPITOSO nel ruolo del Capitano Pike. E’ davvero un peccato che, almeno secondo le ultime indiscrezioni, questo ottimo personaggio non tornerà nella terza stagione.
E qui arriviamo alle note dolenti, le solite. La trama principale appare sempre, se possibile, più delirante. Ora abbiamo deciso che il povero Pike rimarrà sull’Enterprise, nella timeline principale di Star Trek, in attesa, tra qualche anno, di rimanere sfigurato dalle radiazioni, come raccontato nella Original Series. Invece Burnham e compagni, tramite questa storiella dei cristalli temporali, andranno nel futuro dove, NON L’AVEVA CAPITO NESSUNO, Michael sarà capitano della nave. Il tutto tra continui commiati poi saltati, saluti, addii, abbracci, baci e lettere d’amore.
E’ tutto, sempre più, un gran casino, un grande incartamento volto a non si sa bene cosa. L’episodio di per se, lo ripeto, mi è piaciuto molto, ma se penso alla storia principale l’unica espressione che mi viene in mente è il più classico dei MAH…
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