Valeria Golino è l’ospite di spicco del quinto giorno di programmazione al Bif&st – Bari International Film Festival.
Reduce da una pluridecennale carriera di attrice, nella masterclass intrattenuta in un Petruzzelli commosso, la Golino rivela la longevità del suo desiderio di fare regia, realizzato dapprima con Miele nel 2013, e poi con Euforia nel 2018.
L’autrice napoletana affronta senza paura le domande: dall’infanzia in Grecia all’attuale situazione femminile nel cinema, passando per la cattiveria di Lina Werthmüller, i 12 anni a Hollywood e Netflix.
Questo è il resoconto della Masterclass
Quando hai sentito il bisogno di metterti in gioco nel dirigere un film?
La voglia di fare regia la avevo da molto tempo. Sono una cinefila prima che una professionista del settore. In realtà l’ho fatto più tardi di quanto avrei voluto. Forse per mancanza di tempo, forse per mancanza di fiducia in me stessa, ho tardato. Le persone vicino a me, tra cui Riccardo Scamarcio, che sentivano la mia voglia, mi hanno spinto a realizzare questo sogno. Posso considerarmi una giovane regista di 45 anni (ride).
Non hai scelto due progetti ovvi però…
Faccio questo lavoro da quando ho 16 anno: ho un mio gusto cinematografico. Mi era piuttosto chiaro cosa fare, bisogna aderire a qualcosa sentimentalmente ed intellettualmente. Quando trovo una storia che mi piace e che sento di potere realizzare, ho urgenza di raccontarla.
Facciamo un salto nel passato…
Il passato mi annoia, già mi sento noiosa oggi. Il passato è passato.
Molte cose del tuo passato il pubblico non le conosce.
E ci sarà un motivo (ride).
Negli anni 80 vieni coinvolta dal cinema: come è arrivata la proposta del tuo primo film?
Avevo 16 anni e vivevo in Grecia. Andai a Pasqua a Napoli per vedere mio padre che viveva lì. All’epoca facevo la modella. L’ultimo giorno pranzai a casa di zio Enzo e zia Mimma. Sulla strada per andare in aeroporto, mia zia dal balcone mi chiamò: aveva appena parlato con Lina Wertmüller, proponendo me per interpretare la figlia di Ugo Tognazzi nel suo nuovo film. Lina mi ha urlato addosso di tutto, sul set è cattivissima con gli attori, per quanto sia una cara amica.
Il tuo rapporto da regista con gli attori com’è?
Cerco di dare quello che cerco io da attrice in una regista. Li faccio sentire liberi e protetti, guardo i miei attori con tenerezza e mistero.
Ti stupisci ancora di questo mestiere?
Sì ed è bellissimo. Recitare ne ‘I villeggianti’ di Valeria Bruni Teseschi è stato sorprendente. Ciò che lei crea è talmente vitale e buffo che vederla dirigere prima di realizzare ‘Euforia’ mi ha aiutato molto. In questo mestiere, si impara in continuazione, c’è una continua contaminazione tra professionisti. Sto invecchiando sorprendendomi, conosco persone che sono molto soddisfatte di sé e smettono di essere curiose degli altri: questo è pericolosissimo.
Come vedi la situazione femminile nel cinema odierno?
Ci sono dei cambiamenti. Al mio primo film con la Werthmüller, c’erano solo lei e Liliana Cavani come registe. Ora siamo una ventina ed è un passo avanti. Una donna della mia età, venti anni fa, non avrebbe continuato a lavorare e invece ora è possibile. Piano piano si arriverà a tutti i cambiamenti necessari. È vero, però, che spesso le donne sono pagate, per lo stesso ruolo, meno degli analoghi maschili: questo è talmente inconcepibile che perfino parlarne è assurdo. Quando non se ne parlerà più, sarà una bella giornata.
L’esperienza nei film hollywoodiani cosa ti ha lasciato?
Mi è servita moltissimo: sono stata a Hollywood per 12 anni facendo 17-18 film. È stato divertente, specialmente perché ci sono stata dai 23 ai 35 anni. Forse avrei dovuto fare alcune scelte diverse, ma col senno di poi… Quando sei giovane e straniera e ti trovi contro Julia Roberts, Uma Thurman e Demi Moore che ce voi fa’? Ho fatto quello che ho potuto (ride).
Cosa ne pensa delle piattaforme web?
Il loro grande avanzare sta dando la possibilità a tanti autori di ricevere finanziamenti che prima era impossibile ottenere.
Hai visto ‘Lo spietato’ su Netflix, con Riccardo Scamarcio?
Non ancora.
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