A Sun, la recensione del nuovo film approdato su Netflix
Abbiamo visto A Sun, il film diretto da Chung Mong-hong, approdato sul catalogo Netflix. Questa è la nostra recensione.
La trama si muove intorno alle vicende di una famiglia di quattro persone. I due figli A-Hao ed A-Ho sono completamente diversi per carattere e temperamento. La loro diversità li porta a compiere scelte di vita diametralmente opposte. Per quanto differenti, le strade imboccate dai due ragazzi porteranno ad esiti inaspettati o imprevedibili. Sono proprio le scelte e le azioni dei due il motore della vicenda. I genitori agiscono in riflesso delle decisioni dei figli, a loro volta prendendo decisioni più o meno adatte, più o meno coraggiose, più o meno giuste.
Seppur diverse, le scelte dei due sono, a ben guardare, delle risposte alle medesime domande di fondo, alle stesse difficoltà e pulsioni. I moventi sono dunque i medesimi ma generano comportamenti e scelte divergenti. Gli stimoli in questione sono rappresentati dal peso delle aspettative, dal desiderio di riscatto da una situazione sociale ed economica modesta, dalle convenzioni sociali e culturali, dalla voglia di un futuro in ogni caso diverso dal presente che i loro genitori con estrema dignità riescono ad offrire loro.
I temi trattati sono delicati, complessi. È un film di contrasti quello di Mong-hong, tra ambienti naturali ed urbani, tra bene e male, tra peccato e redenzione, giustizia ed ingiustizia, paura e coraggio, vita e morte.
Non è facile confrontarsi con una materia così vasta eppure Chung Mong-hong ci riesce in maniera spiazzante. Il regista intesse, incunea tra loro delle dinamiche che sono, sì, quotidiane e comuni, ma al contempo difficili da rappresentare senza distorsioni o forzature. Il merito più grande da riconoscere al regista è l’equilibrio col quale ha saputo presentare sullo schermo una gamma molto vasta di situazioni, caratterizzate anche da ritmi ed intensità diverse eppure mai dissonanti, sempre abilmente connesse ed orchestrate. In questo modo Mong-hong offre una fotografia dei legami interpersonali più intensi e significativi, delle difficoltà, le stasi, le rinascite che li caratterizzano.
La varietà dei temi e la loro profondità sono probabilmente gli elementi che più hanno inciso sulla durata della pellicola. Per non perdere l’equilibrio di cui si è detto i vari punti andavano sviscerati con la giusta attenzione ed è questo che Mong-hong è riuscito a fare sviluppando le singole vicende, non aggrovigliando mai i fili, tenendoli incrociati eppure tutti ben distinguibili.
C’è tanto pensiero in A Sun, c’è tanta poesia, c’è riflessione, densità di significato. Traspare lungo tutta la pellicola l’accenno ad una cultura, ad un modo di vivere che in qualche modo regola l’esistenza di un’intera comunità ed a volte soffoca gli istinti o le peculiarità dei singoli.
C’è inoltre tanto silenzio, la comunicazione è affidata spesso alle sole immagini, alla fotografia, al linguaggio del corpo, agli ambienti ed ai suoni in essi presenti. Non è affatto facile trasmettere messaggi senza l’ausilio dei dialoghi eppure Chung Mong-hong riesce a ridurre al minimo il valore attribuito a questo mezzo lasciando spazio a forme di comunicazione alternative ma ugualmente potenti. Il risultato è impressionante. Si può affermare che il silenzio sia in qualche modo un co-protagonista, una costante che sostiene il generale tono drammatico.
Tale scelta stilistica sposta l’accento sull’interpretazione degli attori ed è possibile affermare che tutti danno buona prova di sé, compresi i più marginali.
Certo non è un film perfetto, ha le sue piccole incertezze, tuttavia riesce a toccare corde molto sensibili ed a raggiungere una profondità che non sempre è possibile trovare.
“A Sun”, insomma, si rivela una piacevolissima sorpresa.
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