Altered Carbon, recensione seconda stagione con Anthony Mackie
Netflix ha diffuso alcuni giorni fa la seconda stagione di Altered Carbon, serie sci-fi con Anthony Mackie. Questa la recensione.
Creata da Laeta Kalogridis, la nuova sessione episodica è stata firmata da Alison Schapker, e basata ancora una volta sui romanzi di fantascienza del celebre scrittore Richard K. Morgan.
Nel cast Anthony Mackie ha preso il posto di Joel Kinnaman nel ruolo del protagonista, con lui anche Chris Conner, Renée Elise Goldsberry, Will Yun Lee e Simone Missick.
TRAMA: In un lontano futuro la morte è oramai un concetto superato, la coscienza umana può essere salvata in un backup e spostata da un corpo all’altro attraverso una pila di memoria, in cambio “ovviamente” di denaro. Solo i più facoltosi possono concedersi backup infiniti, e corpi migliori.
Nei nuovi episodi, ambientati 30 anni dopo il finale della prima stagione, Kovacs continua la ricerca della sua amata, “Quellcrist Falconer”, e lo fa tornando sul suo pianeta di origine, che tra l’altro è anche il pianeta dove sono state create le “pile”. Durante la sua ricerca si ritrova immischiato in una lotta per il potere, con omicidi e misteri legati alle origini del pianeta stesso.
Commento
Abbandonata la ricerca estenuante del concetto di estetica che ha contraddistinto la prima stagione, Altered Carbon torna a raccontare una storia affascinante, per certi aspetti anche grottesca, sfruttando lo stesso stile narrativo, compassato, e mai frenetico. Il cambio al timone – da Laeta Kalogridis a Alison Schapker – si fa sentire, ma non necessariamente provoca scossoni nella narrazione, e questo va a discapito di chi si è ritrovato in passato deluso dallo scorrere “confuso” degli eventi narrati.
Intrighi politici, omicidi, azione ed una velata comicità sono alla base della sceneggiatura di Altered Carbon 2. La Shapker scava in profondità nell’universo narrativo creato da Morgan, ma lo fa liberando un prodotto di nicchia come questo dalla nomea di “solo per veri appassionati“. Ed è proprio questo piccolo – ma fondamentale – aspetto che sembra non convincere nei nuovi episodi. Altered Carbon infatti, con difetti e contraddizioni, ha raccolto in passato un certo seguito negli appassionati del sottogenere cyberpunk, finendo per diventare, sotto tanti aspetti, una serie di culto, fattore difficilmente identificabile nel corso della nuova stagione.
Dove Altered Carbon non fallisce l’appuntamento con i nuovi episodi è nel suo perfetto aspetto estetico. La fotografia continua ad essere in linea con le aspettative degli appassionati, così come le scenografie, ancora straordinariamente ben realizzate anche nei minimi particolari. L’utilizzo degli effetti visivi continua ad essere il fiore all’occhiello di questa serie, la quale sfrutta nel migliore dei modi – e senza mai esagerare – la CGI. Anche i tanti combattimenti corpo a corpo non sfociano mai nel ridicolo, mostrando talvolta l’ottimo lavoro svolto dagli stuntmen, spesso danneggiati dal pesante utilizzo del CGI.
Dal punto di vista recitativo, il cambio di protagonista – da Joel Kinnaman a Anthony Mackie – funziona solo dal punto di vista dell’immagine. Il pur bravo Mackie non riesce a cogliere l’essenza introversa del suo Kovacs, gettando alle ortiche l’ottimo lavoro svolto nella prima stagione da Kinnaman, da molti considerato perfetto per il ruolo.
L’ingresso nel cast di Simone Missick (Trepp) produce i suoi buoni risultati, così come funge positivamente il maggior spazio ottenuto da Renée Elise Goldsberry (Quellcrist Falconer). L’assenza di un nome di rilievo per quanto concerne il ruolo da villain è un fattore da non sottovalutare ai fini della qualità complessiva recitativa.
In conclusione crediamo che l’esasperata commercializzazione di un prodotto come Altered Carbon potrebbe essere una mossa studiata dai produttori per allontanare il suo pubblico di nicchia, e strizzare l’occhio verso altri target meno esigenti, ma utili a dare maggior visibilità. Ad oggi non è dato sapere se una terza stagione è nei piani.
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