2 ottobre, ultimo giorno del Bif&st 2021. Conferenza stampa col cast del nuovo film “Marilyn ha gli occhi neri”, di cui sono protagonisti Miriam Leone e Stefano Accorsi.
All’arrivo al Teatro Margherita, si respira la stessa aria che si trova all’interno del Louvre, vicino alla porticina che conduce all’ingresso della grande stanza con all’interno la Gioconda: sebbene a pochi passi ci siano opere di Botticelli, Caravaggio e Delacroix, tutta l’attenzione è focalizzata sul piccolo quadro di Leonardo. Ecco, ora fate conto che la Gioconda sia Miriam Leone e capirete cosa intendo.
Mai mi era capitato di assistere a tanta ammirazione per un’attrice da parte di stampa e pubblico, né tanto meno mi sarei aspettato da me stesso di fissarla imbambolato mentre accanto a lei parlava Stefano Accorsi. Sarebbe riduttivo imputare tutto questo alla sua bellezza, perché Miriam Leone porta con sé una luce radiosa, frutto del suo stile, della sua gestualità, del suo sorriso e di quel portamento che forse l’hanno resa diva ancora prima di girare il film della consacrazione.
Qui di seguito il resoconto della conferenza stampa di “Marilyn ha gli occhi neri“.
Simone Godano (regista): “Siamo molto felici di essere qua, dopo due anni abbondanti di lavoro, e vedere per la prima volta il film col pubblico stasera al Petruzzelli (dove si terrà la prima assoluta di ‘Marilyn ha gli occhi neri’, ndr). Il film nasce da una ricerca di idee con Giulia (la sceneggiatrice Steigerwalt, ndr) che ci ha portato a girare in un’arena estiva interamente gestita da disabili. Noi cercavamo una storia che girasse intorno a delle persone capaci di manifestare le proprie emozioni in maniera molto forte, con quel trasporto emotivo. Abbiamo lavorato all’americana, cercando di fare di questo film una commedia romantica, dove si piangesse non per gli eventi drammatici ma per l’emotività dei personaggi. Gli attori sono l’arma in più di questo film perché hanno fatto una performance incredibile, arrivando come Stefano e Miriam per poi diventare i personaggi che interpretano.”
- Domanda a Giulia: Quando il cinema ha a che fare con dei personaggi in difficoltà, ci sono delle trappole da evitare. Come avete lavorato da un punto di vista di scrittura?
Giulia Steigerwalt (sceneggiatrice): “In effetti è facile cadere in stereotipi quando si affrontano personaggi estremi. Per quanto mi riguarda, credo che la cosa più importante sia essere sinceri con quello che si sta raccontando senza ricercare una reazione nel pubblico, rimanendo aderenti all’emotività dei personaggi. Io mi immedesimo molto in loro, cerco di non giudicarli.”
- Domanda a Stefano e Miriam: Ci raccontate i doni di avere interpretato questi personaggi?
Stefano: “Intanto vorrei premettere che è bello essere qui, sotto l’immagine di Ettore Scola con degli occhialini 3d (locandina del Bif&st, ndr). L’altro giorno si diceva con Miriam…ha detto tutto Miriam, tutto ciò che diciamo lo ha già detto lei (ride).”
Miriam: “Non sembra dalle premesse eh, ma ogni tanto qualcosa la dico (ride).”
Stefano: “…si diceva che tanto cinema americano si è ispirato al cinema italiano. Il lavoro che hanno fatto Simone e Giulia è stato di passare attraverso la verità senza prendersi le occasioni più spettacolari e di commedia umana. Ettore Scola è stato un maestro clamoroso di questo tipo di percorso. È un grande lavoro di squadra e hai detto una cosa bellissima: si tratta di grandi doni nel contesto giusto. Per tanti anni, ci è stato imposto di essere meno teatrali e invece qui ci è stato chiesto di dare ancora di più, molto di più. Cominciare un film con la possibilità di spaccare tutto è liberatorio, massimalista. Ecco, questo è stato il dono maggiore per quanto mi riguarda.”
Miriam: “È emozionante tornare qui in presenza a Bari ed è un onore poter essere al Petruzzelli questa sera accanto al pubblico, in questo scambio di anime che è necessario per la salute mentale dell’individuo, argomento centrale del film. Quindi è questo il primo dono. Ho amato la sceneggiatura fin da subito, io dico che se una sceneggiatura non mi fa aprire il frigorifero o controllare il cellulare dall’inizio alla fine mi ha già presa. Dopo la sceneggiatura è arrivato il regista, che non molla i suoi attori, i personaggi, gli obiettivi, gli zoom, la fotografia, i costumi e che ci ha coinvolto nel progetto come se fosse nostro. Poi c’è Stefano, con cui non lavoravo dal 2013 e che ho ritrovato in vesti completamente diverse. Un altro dono è rappresentato dai rischi perché questo film poteva essere un approccio esterno al disagio mentale, una satira, un macchiettismo. Per me è stato molto difficile capire quale fosse il disagio di Clara, un personaggio senza tic o nulla su cui un attore potesse lavorare. Ho fatto tantissime domande per capire dove aggrapparmi a questo personaggio disperato ma con grande dignità.”
Stefano: “L’ultimo dono di questo film è che uscirà in 300 sale. Non sentivo questo numero da troppo tempo.”
- Domanda a Stefano e Miriam: Recitare un folle è materia incandescente. Come avete gestito il rischio di scivolare dall’altra parte?
Stefano: “preparando il personaggio mi sono reso conto che avevo molti più punti in comune di quanti potessi immaginare. La bellezza di questo personaggio è che la sua diversità ci è molto più familiare di quanto crediamo, ci riecheggia dentro perché ognuno di noi affronta nella propria vita momenti di disagio psichico, anche se spesso non vogliamo affrontarli.”
Miriam: “Nella società il matto è stato anche visto come il saggio, è stato concesso nell’artista ‘genio e sregolatezza’. Oggi con i social è più difficile vedere la realtà per quella che è, dobbiamo sempre mostrare il meglio di noi ed invece le imperfezioni di questi personaggi ci regalano una finestra su dei tabù e la consapevolezza che ciò che ci fa paura e allontaniamo ci appartiene più di quanto pensiamo, fa parte della nostra umanità.”
- Domanda a Stefano e Miriam: Helen Mirren ha detto, qui al Bif&st, di recitare per il suo personaggio e di uscirne immediatamente fuori dal set. Voi che metodo usate invece?
Miriam: “Quando arrivi sul set devi essere già riscaldato. Il regista può chiederti di tutto e devi essere pronto. Io cerco di mantenere la mia vita privata fuori dal set, per quanto possibile.”
Stefano: “Condivido pienamente ciò che ha detto la Mirren. Una volta, un insegnante russo mi disse che lo spettacolo è come una fetta di torta da porgere al pubblico, non da masticare e sputargliela addosso. È impossibile dimenticarsi della macchina da presa, non esiste la possibilità di immersività totale, è sempre un gioco. Però, per quanto un attore si eserciti ad entrare ed uscire sempre più rapidamente da un personaggio, un po’ resti quel personaggio. Non è netta la cosa, soprattutto per personaggi così coinvolgenti devi attingere dalle tue emozioni. Durante le riprese vedevo per strada molti più Diego e Clara (personaggi di ‘Marilyn ha gli occhi neri’, ndr), avevo una percezione del mondo differente. Anche sul set, sfrutti dei tic e resti in una bolla di concentrazione ma non per questo sei dentro il personaggio. È un discorso più sfaccettato e posso dire con serenità che ne so più di Helen Mirren (ride).”
Marilyn ha gli occhi neri sarà distribuito al cinema dal 14 ottobre. Questa di seguito è la sinossi ufficiale:
Clara (Miriam Leone) è talmente brava a mentire che è la prima a credere alle sue bugie. Vitale e caotica, ha qualche problema a tenere a freno le sue pulsioni. Diego (Stefano Accorsi) è il suo esatto contrario, un uomo provato dagli eventi, con varie psicosi e continui attacchi d’ira.Si ritrovano in un Centro Diurno per il rehab di persone disturbate. La prova che li attende sembra impossibile: devono gestire un ristorante del Centro evitando qualsiasi conflitto con il resto del gruppo. Peccato che non abbiano alcun tipo di attitudine per le imprese di successo. Ma i due inizieranno presto a scoprire che l’unione può portare a risultati incredibili. E chissà, magari anche all’amore.
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