Bird Box, la recensione dell’horror Netflix con Sandra Bullock
Bird Box è il nuovo horror/post-apocalittico proposto da Netflix sul proprio catalogo in pieno periodo natalizio. Questa è la nostra recensione.
Diretto da Susanne Bier (Una Folle Passione), l’horror Bird Box conta un cast stellare formato da Sandra Bullock, Trevante Rhodes, John Malkovich, Sarah Paulson, Jacki Weaver, Rosa Salazar, Tom Hollander e BD Wong.
Una misteriosa forza oscura costringe chi la osserva a togliersi la vita. Il film segue le vicende di una donna (Sandra Bullock), i cui sforzi sembrano atti a portare in salvo la sua vita, e quella dei suoi piccoli figli.
La Recensione
Dopo aver diretto alcuni episodi dell’avvincente serie tv The Night Manager, la regista Susanne Bier torna – con Bird Box – dietro la macchina da presa per un lungometraggio, ma questa volta lo fa scegliendo un genere non proprio adatto al suo estro: l’horror post-apocalittico, con budget relativamente alto. La storia alla base di Bird Box è tratta da un romanzo firmato da Josh Malerman, mentre la sceneggiatura è firmata dal promettente Eric Heisserer (Arrival).
Ad una prima occhiata Bird Box si presenta come una sorta di kolossal post-apolittico ad alto budget, ma lo stile poco avvezzo al “sensazionalismo da massa” della Bier viene fuori col passare dei minuti, fornendo al pubblico una storia molto intima ambientata in un contesto molto più ampio.
La scelta di rifugiarsi spesso in continui flashback, atti a descrivere il crollo della società e l’evoluzione caratteriale della protagonista, è di per sè interessante, ma è il modo con cui questa stessa scelta viene sfruttata che ne riduce l’impatto positivo sulla narrazione. A soffrirne è difatti la sceneggiatura, che ne esce appesantita dai continui balzi temporali, e con un effetto sorpresa praticamente ridotto a zero, svelando sin dai primi minuti quale sarà il destino dei compagni di viaggio della protagonista.
Guardando Bird Box non si può evitare di pensare al recente successo cinematografico A Quiet Place. I due film sembrano difatti viaggiare narrativamente su due binari paralleli, con la sola differenza che la pellicola diretta da John Krasinski catapulta il pubblico in un presente già noto, senza perdere tempo nel descrivere minuziosamente la “fine della civiltà”. Una scelta audace che, per come è stata sviluppata, ha sorpreso e soddisfatto critica e pubblico.
Sandra Bullock è una diva punto. Il carisma innato della premio Oscar riesce il più delle volte a sopperire alle mancanze della sceneggiatura. L’evoluzione caratteriale del suo personaggio è il vero punto focale della pellicola della Bier, ed il modo con cui questo processo viene portato avanti dalla Bullock è quanto di meglio si possa trovare in giro. Il resto del cast, seppur di grandissimo spessore – John Malkovich e Trevante Rhodes su tutti – non entra mai nel vivo della narrazione, è relegato nel passato della protagonista, e pertanto di difficile valutazione.
In conclusione Bird Box rappresenta un grande passo in avanti per Netflix, in quanto a film distribuiti sulla propria piattaforma, ma nello stesso tempo delude per come l’idea alla base viene sviluppata. La Bier dimostra di avere talento, senza però soddisfare appieno la sete degli amanti del cinema di genere.
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